Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/LXVIII

LXVIII. Le Grazie

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Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
LXVIII. Le Grazie
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LXVIII. LE GRAZIE

Però che il vecchio picchiò del manico del suo coltello sul desco — e fu a tutti segnale che s’allestissero al ballo.

E le fanciulle e le donne corsero in fretta alle prossime camere a rannodarsi le trecce — e i giovinotti presso la porta a ripulirsi il viso nella [p. 218 modifica]fontana, ed a sbrogliarsi de’ loro sabots1 — nè vi fu chi in tre minuti non si trovasse già bello e lesto sull’ajuola dinanzi alla casa. Il padre di famiglia e la sua donna uscirono ultimi; e mi posero a sedere in mezzo a lor due sopra un sofà d’erba accanto alla porta.

Fu già, cinquant’anni addietro, il buon vecchio un competente suonatore di viola — ma per allora suonava sufficientemente quanto al bisogno: la sua vecchierella gli faceva tenore canterellando — poi faceva pausa — poi ripigliava la sua canzonetta — e i loro figliuoli e nipoti ballavano tutti quanti davanti ad essi a quel suono.

Se non che, a mezzo il secondo ballo, nella breve pausa che vi frapposero, gli occhi di tutti s’alzarono; ed immaginai di scorgere ne’ loro sembianti certa elevazione di spirito che non ha che fare con l’esultanza che precede e succede all’innocente tripudio — parvemi insomma che la Religione s’accompagnasse alla danza — ma perch’io non l’aveva mai veduta in tale compagnia2, l’avrei per certo creduta una delle tante [p. 219 modifica]illusioni della mia fantasia che mi divaga come a lei pare e piace ogni sempre, se il vecchio sul finir della danza non mi diceva, ch’egli per consuetudine antica, e per regola impreteribile aveva in tutte le sere della sua vita chiamata dopo cena la sua famiglia a ricrearsi e a ballare; perch’io, diceva egli, son certo che un cuore ilare e pago, è il ringraziamento migliore che un campagnuolo idiota possa rendere al cielo —

Non che un dotto prelato — diss’io3.

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Note

  1. Specie di zoccoli.
  2. Mi fa meraviglia che Yorick non si ricordasse del re David: Et David saltabat totis viribus ante Dominum — Et omnis Israel ludebant coram Domino in omnibus lignis fabrefactis, et citharis, et lyris, et sistris et cymbalis — Et vidit regem David subsilientem et saltantem coram Domino. Reg. lib. ii. cap. vi.
  3. Su la fine del sec. xv. il frate Savonarola, non ostante la scomunica e i monitorj del Papa, «usava far venire i suoi frati e’ cittadini in tanto fervore che gli faceva uscire della chiesa, e su la piazza di San Marco (in Firenze) gli faceva ballare e saltare, e mettere in ballo tondo pigliandosi per mano un frate e un cittadino, e cantavano a ballo canzoni spirituali composte da Girolamo Benivieni, che tra gli scrittori di rime toscane in que’ tempi fu molto lodato» — Nerli, comment. lib. iv. an. 1497. — Inoltre lessi nel vocabolario di Santa Caterina alla voce presta: «Che nella diocesi di Siena raccoglievansi diverse brigate di contadini e di contadinelle a cantar Maggio, e alla fine del mese solevano nella piazza delle chiese parrocchiali celebrare una danza solenne, tassando per ciaschedun un ballo i giovani in una crazia o un soldo, e di quel danaro crescevano l’offerta alla chiesa, e talora ne facevano la dote per una delle fanciulle maggiajuole. Un arcivescovo abolì questo rito» — Eppure anche S. Francesco ballava co’ suoi frati. V. Fioretti.