Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXIII

Capitolo XXIII

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Capitolo XXII Capitolo XXIV

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CAPITOLO XXIII.



Non dirò che una parola di quest’altra stampa.

Rappresenta la famiglia dell’infelice Ugolino, dannato a perir con essa di fame. Uno de’ suoi figliuoli è steso senza moto a’ suoi piedi; gli altri porgono a lui le braccia cadenti per debolezza, e gli domandano del pane, mentre il misero padre, appoggiato ad una colonna del doloroso carcere, con occhio stupido e torvo — in quella orribile calma che accompagna l’estrema disperazione — muore ad un tempo della propria e della lor morte.

Bravo cavalier d’Assas! eccoti spirante sotto cento bajonette, vittima di un coraggio, d’un eroismo, a nostri giorni sconosciuto. [p. 83 modifica]

E tu, che piangi sotto queste palme, figlia infelice del suolo d’Etiopia! tu che un barbaro — non inglese per certo — tradì e abbandonò; anzi, che dico? diè in cambio di vile schiava, malgrado l’amor tuo, malgrado il pegno della sua tenerezza, che portavi in seno; — io non passerò dinanzi alla tua immagine, senza renderti il tributo di un sospiro dovuto alla tua troppo affettuosa giovinezza e alle tue sventure.

Fermiamoci un istante rimpetto a quest’altro quadro. È una pastorella che guarda solinga il suo gregge sulla sommità delle Alpi, assisa sopra un vecchio tronco d'abete, rovesciato e fatto bianco da molti inverni. I suoi piedi sorto ricoperti dalle larghe foglie d’un cespo di cacalia, il cui fiore di color lillà s’alza al disopra della sua [p. 84 modifica]testa. La lavanda, il timo, l’anemone, la centaurea, ed altri fiori d’ogni specie, che si coltivano a gran pena nelle nostre serre e ne’ nostri giardini, e crescono spontanei in lor nativa bellezza sul dorso dell’Alpi, formano il grazioso tappeto su cui errano le sue agnelette. — Amabile pastorella, dimmi: ove si trova il tuo fortunato albergo? Donde partisti questa mattina allo spuntar dell’aurora? Non potrei io colà venir teco ad abitare? — Ma, ohimè! la dolce quiete, di cui tu godi, non tarderà a svanire. Il demone della guerra, non contento di desolare luoghi più popolosi, porterà fra poco l’agitazione e lo spavento fin nel tuo solitario ritiro. Già veggo inoltrarsi feroci guerrieri, salire di montagna in montagna, e approssimarsi alle nubi. — Lo strepito del cannone si fa sentire [p. 85 modifica]nelle regioni elevate del fulmine. — Fuggi, pastorella, affretta il tuo gregge; nasconditi negli antri più riposti e selvaggi; più non v’ha riposo su questa infelice terra.