Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XIV

Capitolo XIV

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CAPITOLO XIV.



Dissi ch’io amo singolarmente meditare nel dolce calor del mio letto, e che i suoi colori aggradevoli contribuiscono non poco al piacer che vi trovo.

Onde procurarmi questo piacere, il mio domestico ha ordine d’entrare nella mia camera mezz’ora innanzi a quella che ho risoluto di levarmi. Io lo sento camminar leggiermente, sconciare o acconciar le cose con discrezione; e questo poco di strepito fa ch’io m’accorga di sonnecchiare: voluttà delicata, che molti non conoscono. Essere svegliati abbastanza per comprendere di non esserlo del tutto, e per calcolare confusamente che l’ora [p. 53 modifica]degli affari e delle noje è ancora nell’oriuolo a polvere, che sta in mano del tempo. — Insensibilmente il mio uomo diviene più romoroso, tanto è difficile il contenersi! d’altronde ei sa che l’ora fatale si avvicina: — Ei guarda il mio oriuoletto, e ne scuote i ciondoli per avvertirmi; io intanto fo orecchie di sordo, e a prolungarmi i deliziosi momenti impiego quante astuzie posso con quel povero diavolo. — Ho sempre cento ordini preliminari a dargli, affine di guadagnar tempo. Egli sa benissimo che questi ordini, pronunziati spesso con molto mal umore, non sono che pretesti per rimanere in letto, senza mostrare di bramarlo. Ma non dà il minimo segno di avvedersene; ed io gliene sono veramente grato.

Finalmente quand’io non ho più [p. 54 modifica]nulla a comandare o a dire, ei s’avanza in mezzo alla camera, e si pianta lì colle braccia incrociate, immobile come un sasso.

Mi si accorderà che non è possibile biasimare la mia pigrizia con più spirito e descrizione. Quindi io mai non resisto al tacito eccitamento che egli mi dà onde mi riscuota; stendo le braccia per mostrargli che l’ho inteso; ed eccomi posto a sedere.

Ove al lettore piaccia riflettere sulla condotta del mio domestico, potrà convincersi, che in certi affari delicati, come quello, di cui si tratta, la semplicità e il buon senso valgono infinitamente meglio che il più grande accorgimento. Oso accertare che il discorso più studiato sugli incovenienti della pigrizia non mi deciderebbe ad uscire così prontamente del mio letto, [p. 55 modifica]come il muto rimprovero di monsieur Gioannetti.

Monsieur Gioannetti è un vero onest’uomo, e fra tutti gli uomini quello che più conveniva ad un viaggiatore par mio. Egli è accostumato ai frequenti viaggi della mia anima, e mai non ride per le sbadataggini dell’altra, anzi la dirige talvolta quand’ella è sola, di modo che potrebbe dirsi allora che avesse in lui una seconda anima. Quando ella, per esempio, si abbiglia l’avverte con un segno che sta per mettersi le calze al rovescio, o l’abito prima della sottoveste. — La mia anima si è sovente divertita a vedere il povero Gioannetti correre dietro la smemorata sotto gli archi della cittadella, per avvisarla che ha obliato il cappello; — e altre volte il fazzoletto.

Un giorno (debb’io confessarlo?) [p. 56 modifica]senza questo fedele domestico, il qual la raggiunse al piè della scala, ella andava a corte senza spada così arditamente, come il gran maestro delle cerimonie colla sua augusta bacchetta.