Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XXVI

Lettera XXVI

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LETTERA XXVI

11 aprile.

Ella stava sopra un soffá rimpetto la finestra delle colline, osservando le nubi che passeggiavano per l’ampiezza del cielo. — Vedi — mi disse — quell’azzurro profondo! — Io le sedeva vicino muto muto, con gli occhi fissi su la sua mano, che tenea semichiuso un piccolo libro. Io, non so come...; ma non mi avvidi che la tempesta cominciava a muggire, e il settentrione atterrava le pianti piú giovani. — Poveri arbuscelli! — esclamò Teresa. Mi scossi. S’addensavano le tenebre della notte, che gli spessi lampi rendeano piú cupe. Pioveva..., tuonava. Di lá a non molto mi accorsi che la stanza era giá illuminata e le finestre stavano [p. 113 modifica] chiuse. Il ragazzo, per far ciò ch’era solito di far tutte le sere, temendo del mal tempo, venne a rapirci lo spettacolo della natura adirata; e Teresa, che stava sopra pensiero, non se ne accorse e lo lasciò fare.

Le tolsi di mano il libretto e, aprendolo a caso, lessi:

«La tenera Gliceria lasciò su queste mie labbra l’estremo sospiro! Con Gliceria ho perduto tutto quello che poteva mai perdere. La sua fossa è il solo palmo di terra ch’io degni di chiamar mio. Niuno, fuori di me, ne sa il luogo. Io l’ho coperta di folti rosai, i quali fioriscono come un giorno fioriva il suo volto, e diffondono l’odore soave che spirava il suo seno. Ogni anno nel mese delle rose io visito il sacro boschetto. Mi assido su quella tomba e... sto meditando. Tal tu fioristi un dì! Prendo a spicciolare una rosa e ne sparpaglio le foglie... Rammento quel dolce sogno dei nostri amori: una lagrima stilla su l’erba che spunta sulla sua sepoltura e appaga l’ombra amorosa».

Tacqui. — Perché non leggete? — diss’ella con un sospiro. Io rileggeva; e, tornando a proferir nuovamente «tal tu fioristi un dì!»..., la mia voce soffocata s’arresta: una lagrima di Teresa gronda su la mia mano, che stringe la sua...