Uomo non è, che pervenuto a morte

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Epitaffi Letteratura Uomo non è, che pervenuto a morte Intestazione 12 giugno 2023 75% Da definire

O Lelio, o fior gentil di gentilezza Ciò, che ne' chiostri per lo tempo antico
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XXV

PER IL SIG. GIAMBATTISTA FEO.

Uomo non è, che pervenuto a morte
     Non possa raccontar della sua vita
     Lunghi travagli. Il cavalier di Marte
     Dirà le piaghe, e lo splendor de’ brandi,
     Ed il suon delle trombe: il condennato
     Nelle gran reggie ad inchinar le fronti
     De’ re scettrati narrerà le frodi,
     Le lunghe invidie ed i sofferti affanni
     Infra le schiere de’ bugiardi amici.
     Io, che mi vissi in su spalmate prore,
     Potrei rappresentar l’orribil faccia
     Del mare irato, ed i rabbiosi sdegni
     E d’Austro e di Boote. Anni cinquanta
     Comandai su galere a buon nocchieri:
     Dal gran Peloro all’Atlantee colonne
     Non sorge monte a gli occhi miei non noto,
     E gli ampj golfi veleggiai più volte:
     D’ogni nube, che in Ciel fosse raccolta,
     Seppi la forza, onde marino orgoglio
     A’ legni miei non valse fare oltraggio.
     Che nobil pompa non mirai sovente
     Sue regie poppe? e pure io provo al fine,
     Che le disuguaglianze un’ora adegua.
     Tutti quaggiuso navighiamo in forse.
     Altri ha tempesta, ed altri ha calma, e poscia
     Nel porto della Morte ognun dà fondo.
     Se di mia condizion saper desiri:
     Fui Savonese, e nobilmente nacqui,
     Corsi anni tre sopra sessanta, e forza
     Di mal curata idropisia mi estinse.