Un ripostiglio miserabile

Francesco Gnecchi

1897 Indice:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu Rivista italiana di numismatica 1897/Appunti di numismatica romana Un ripostiglio miserabile Intestazione 12 luglio 2019 75% Da definire

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Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana

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XLIII.


UN RIPOSTIGLIO MISERABILE.


Un ripostiglio composto di 418 pezzi di bronzo di pessima fabbricazione, quasi completamente illegibili e del peso complessivo di gr. 306, con una media cioè per ciascun pezzo inferiore ai 3|4 di grammo (0.73) deve essere necessariamente l’espressione della minima potenzialità economica e rappresentare l’epoca la più miserabile. Ciò non toglie però che il piccolo ripostiglio possa avere un interesse storico-scientifico; anzi il suo interesse viene appunto da ciò.

Fu ritrovato lo scorso anno presso Perugia, conservato in un rustico vasetto di terra cotta; e questa volta mi pare si sia verificato il caso rarissimo d’avere nelle mani il ripostiglio intatto quale fu ritrovato. Difatti la tentazione non poteva essere che lievissima pel ritrovatore.

Ho detto che il ripostiglio si compone di 418 pezzi, non oserei quasi dire monete, trattandosi in piccola parte di vecchie monete consunte e quasi tutte frammentate, e nel resto di pezzi apparentemente di conio fresco; ma che pure, piuttosto che vere monete, non sono che simulacri di monete o imitazioni barbare. Precisamente il ripostiglio si compone di N. 17 monetine antiche, N. 65 frammenti di vecchie monete, e di N. 336 imitazioni barbare. Fra le vecchie monete, malgrado l’estrema sconservazione e la spezzatura, sono ancora visibili le traccie di alcuni nomi. Il frammento più antico è quello di un piccolo bronzo di Claudio Gotico dal rovescio CONSECRATIO, e a [p. 20 modifica]questo segue un altro piccolo frammento di un dupondio d’Aureliano, rovescio CONCORDIA. Troviamo poi un antoniniano di Probo, il quale, è conservato intero come diametro, forse perchè tanto consunto al rovescio principalmente, da aver perduto la metà del suo peso originario, e costituisce la moneta piìi grandiosa del ripostiglio, dominando fra le proporzioni microscopiche dei pezzi che lo circondano.

Da Probo saltiamo ad epoca molto più recente con monete e frammenti da cui appajono ancora i nomi di Costante, Graziano, Valentiniano II, Onorio, Teodosio II e Marciano. Tutte le altre vere monete sono in uno stato così deplorevole di conservazione da rendere impossibile qualunque classificazione.

Passando ora alla parte più grossa del ripostiglio, essa ci presenta delle monetine che sembrano coniate poco prima d’essere state nascoste; ma in modo tanto barbaro da riuscire assolutamente enigmatiche e non spiegabili altrimenti che colla supposizione che siano contraffazioni barbare o per meglio dire il prodotto di una coniazione clandestina. Rappresentano da un lato una testina, dall’altro una figurina maschile o femminile (imitazioni dell’imperatore o della Vittoria), un castello, una croce, una corona o un monogramma indecifrabile e talvolta al dritto e al rovescio l’imitazione barbara d’una leggenda; ciò che dimostra chiaramente l’intenzione d’imitare i piccolissimi bronzi degli ultimi imperatori d’Oriente, Arcadio, Teodosio II, Marciano oppure quelle un po’ più recenti dei Goti. Se a ciò aggiungiamo la spezzatura di tutte le vecchie monete superanti la misura minima degli accennati bronzi imperiali o gotici, si deve convenire che il ripostiglio corrisponde appunto all’epoca della estrema povertà del pubblico erario, al tempo cioè del famoso editto (anno 395) che proibiva la coniazione delle monete di bronzo di gran modulo (e il gran modulo [p. 21 modifica]era già un modulo assai ridotto a quest’epoca) e solo era conservata la moneta spicciola, nummus centennionalis.

Che se le monete degli Ostrogoti e dei Vandali furono sempre ritenute quali l’espressione del livello più basso delle condizioni economiche di un paese, il nostro ripostiglio va ancora più in là e segna il punto culminante dell’estrema penuria dei tempi. Non solo, in mancanza di monete autentiche e ufficiali, se ne fabbricavano facilmente delle imitazioni, punzonando alla peggio dei minuscoli frammenti di metallo — la falsificazione non è pur troppo prerogativa dei tempi di miseria — ma si tolleravano nella circolazione anche le antiche monete preesistenti, dopo d’averle ridotte, mediante la spezzatura, al valore della moneta corrente. È certamente il primo e forse l’unico ritorno al sistema del valore del bronzo commisurato al peso, dopo i tempi dell’aes rude.... E le ridotte proporzioni esprimono eloquentemente le mutate condizioni sociali!

In seguito a tali considerazioni non è difficile assegnare molto approssimativamente l’epoca del sepellimento al nostro ripostiglio.

Come più sopra s’è visto, l’ultimo nome riconoscibile fra quelli delle vecchie monete è quello di Marciano e quindi il ripostiglio non potrebbe in nessun modo essere anteriore alla prima metà del V secolo. Considerando però come queste vecchie monete siano in uno stato che dimostrano chiaramente d’aver avuto lunghissimo corso, e, più ancora osservando le dimensioni e il tipo delle monete imitanti quelle dei Goti, il nostro ripostiglio dovrebbe riferirsi alla prima metà del VI secolo, epoca nella quale sono estremamente rari i ripostigli di monete di bronzo.

E come poteva essere altrimenti, quando si vede che una riunione di piccoli frammenti come quelli [p. 22 modifica]descritti potevano costituire un tesoretto degno d’essere nascosto?

I ripostigli di bronzo di questi tempi sono tanto rari che di uno solo posteriore all’epoca d’Anastasio ci resta una accurata e precisa descrizione, quella di Monteroduni nel Sannio.

Di qualche altro di poca importanza non abbiamo che notizie vaghe. Io ebbi anni sono una parte (circa 200 monetine) di un ripostiglio che doveva essere interessantissimo, degli Ostrogoti e dei Vandali, coi nomi e monogrammi di Odoacre, Teoderico, Atalarico, Teodato, Vitige, Baduela, Anastasio, Ilderico, Gelimaro, oltre ad alcune incerte e barbare che si assomigliano molto a quella del ripostiglio di Perugia; ma non mi fu dato di sapere né la provenienza, ne la composizione completa.

Il ripostiglio di cui ora ho fatto cenno non contiene un solo pezzo che presenti un valore benché minimo pel raccoglitore; tuttavia, sia per l’epoca così scarsa di ripostigli, sia pel fenomeno abbastanza curioso della frammentazione dei pezzi, sia infine per la specialità di essere quasi totalmente costituito di monete false dell’epoca, non ho creduto senza interesse il darne una breve notizia.


Francesco Gnecchi.