Trionfo e Danza della Morte, o Danza Macabra a Clusone. Dogma della Morte a Pisogne, nella provincia di Bergamo, con osservazioni storiche ed artistiche/Codice inedito della Danza dei Morti di Basilea Città

Codice inedito della Danza dei Morti di Basilea Città

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Dialogo del Secolo XIV tra l’anima e il corpo d’un morto
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CODICE


inedito


DELLA DANZA DEI MORTI


di


BASILEA CITTÀ




Questo codice1 che ho la fortuna di possedere da molti anni, e che ora credo di farlo palese ai cultori dei Drammi della Morte, contiene quaranta miniature dipinte a tempera ed a colla (molte delle quali hanno gli accessorj lumeggiati in oro), rappresentanti la Danza della Morte di Basilea Città, coi rispettivi versi, in caratteri antichi tedeschi, a ciascun soggetto; preziosissima reliquia che faceva parte della celebre raccolta Storck e Majno di Milano2. [p. 38 modifica]Per accertarmi se questo volume significasse alcun che di singolare, presi a consultare le diverse edizioni sulla Danza della Morte, di Matteo Merian, non che quelle pubblicate da’ suoi successori; così pure passai in revista le tant’altre divulgate fino ai giorni nostri, sotto il nome di Danza della Morte di Basilea Città, creduta erroneamente da taluni opera di Giovanni Holbein il giovane, del quale alcune edizioni ne portano il nome3. E per viemeglio approfondire le divergenti opinioni suscitate intorno a questa Danza, non omisi di consultare nelle principali collezioni, tanto pubbliche come private, i disegni, che ritengonsi veri ed originali lavori dell’Holbein, non che i disegni conservati nel Gabinetto e Museo di Basilea; i quali appalesano chiarissimamente il carattere e lo stile dall’Holbein con magistrale perizia eseguiti nelle diverse sue età, secondo che meglio gli conveniva, in guisa che alcuni si attribuirebbero ai più grandi maestri italiani.

Venni così in grado di fornire alla storia dell’arte questi non lievi argomenti:

I. Che la Danza della Morte di Basilea Città, esisteva di certo [p. 39 modifica]un secolo prima che nascesse l’Holbein4; deperita poscia o rinnovata con una infinità di cambiamenti e di stili diversi, da non poterne ravvisare la sua primitiva originalità5.

II. Che l’Holbein, genio pieno d’imaginazione, aveva eseguito una Danza della Morte, la quale, artisticamente da altri incisa in legno e pubblicata per la prima volta nel 1530, gli procacciò la generale ammirazione6.

III. Che l’Holbein nel 1529 e nel 1538 si trovava a Basilea7; ed è sicuro venisse eccitato a fornire un progetto per riparare quell’opera universalmente creduta dipinta ad olio8, giacchè andava sfasciandosi coll’umidità e colle intemperie.

A corollario dell’esposto soggiungerò come le miniature del summentovato mio Codice, atteso le molte varianti che vi si riscontrano, vennero dall’Holbein condotte a tempera, onde avessero a servir di modello per la ripristinazione appunto di quella grandiosa e singolare opera che per intiero distrutta nel 1805, sarebbe oggidì dai Basilesi desideratissima come il maggior monumento di storia nazionale.

È da ritenersi che l’Holbein eseguendo queste quaranta miniature, non omettesse di aggiungervi tutti quegli accessorj che in consonanza ai luoghi, ai costumi del suo paese ed alle vicende della sua età, viemeglio improntassero lo spirito delle umane vicissitudini [p. 40 modifica]sul volto di ciascun individuo. Conservando l’Holbein tutto il concetto delle composizioni che di già esistevano, con somma facilità migliorò il disegno in ogni minima parte: nelle pose delle figure vi espresse il beffardo e l’ironia, specialmente in quelle degli scheletri: segnò i contorni di un sorprendente vibrato rilievo: nel colorito riuscì armonico e forte usando il violaceo, il verdognolo ed il rossiccio in modo che per questi tre colori vieppiù ne spiccano i rappresentati, anche per essere nella maggior parte gli sfondi di un ben inteso azzurro.

Matteo Merian, artista laborioso, disegnò ed incise tutte quelle composizioni in altrettanti fogli separati; e dopo molti anni, cioè nel 1649, le pubblicò a Francoforte in un volume (introvabile ai giorni nostri), in 4.° piccolo, dedicandolo al di lui germano Onofrio Merian. In ogni foglio il rappresentato è chiuso intorno da un minuto ornato9.

Se non che la suaccennata edizione è mancante di uno de’ migliori soggetti il quale fregia il mio Codice nella Tavola III. Esso rappresenta un fanciullo ignudo, stretti i piedi da piccole scarpe, il quale dimentico del suo balocco gettato in terra, strilla e tenta schermirsi dalle mani di due scheletri animati, sforzandolo essi al ballo che non ha riposo. Sopra un ramo di un albero spoglio di fronde, vedesi un corvo che guarda quella scena, anzi vi prende parte, deridendo col gracchiare alla paura del fanciullo. Sottile pensiero, tutto proprio e caratteristico della scuola alemanna di quel secolo in cui sembrava che la satira servisse di nodo, d’esca, d’interpretazione all’arte stessa! [p. T.X modifica]



[p. 41 modifica]Sopra e sotto il soggetto della tavola si legge in tedesco:

Vieni qua ragazzo: devi imparare a ballare!
Sia che pianga o rida, non vale opporsi.
Se avessi anche il diavolo in bocca,
Non ti gioverebbe in questo momento.
Povero me! cara madre,
Un uomo seco mi trascina.
Oh madre mia! vuoi tu ajutarmi?
Devo ballare e non so ancora camminare!

La verità del rappresentato, non poteva inspirare al poeta maggiore commiserazione. Vedi la Tavola IX.

Questo soggetto pur manca in tutte le edizioni dei Merian, ed anche nel libro del dotto professore H. F. Massmann summenzionato, che riprodusse la Danza di Basilea Città come esisteva nelle due differenti epoche.

A vieppiù convalidare la stessa mia opinione sulla autenticità e preziosità di quel Codice inedito, qui offro nella Tavola X il fac-simile di uno dei quattro soggetti di fanciulli, che compose Holbein10, e che tutta l’impronta tengono del carattere del fanciullo fra i due scheletri come sopra descritto. È amore ignudo, che cinto il fianco di una lunga fascia, imbraccia un ampio scudo, mentre colla sinistra stringe un dardo. Egli rivolge un poco il capo a guardare, veloce nel suo passo perchè sicuro della sua vittoria. Tutte le figure delle quaranta tavole del Codice sono rappresentate in aperta campagna sparsa di capanne, di castelli, di chiese a gotica e sassone architettura (anzi nella Tavola XXVI «Il Cuoco e lo scheletro» vedesi la città di Basilea con la sua Cattedrale) di laghi con navi, di fiumi, di torrenti, di orridi burroni, di piani scoscesi, [p. 42 modifica]di giganteschi monti coperti di neve; accessorj dai Merian e da Massmann non mentovate.

Rimarchevole è poi la Tavola XL ed ultima nella quale trovasi un Turco ed una Turca abbigliati alla foggia orientale. Il Turco tiene nelle mani un arco in atto di porvi la freccia nel mentre lo scheletro gli presenta la clessidra, che indica l’ora fatale! Dietro loro appare di fronte il giovine Holbein in abito nero.

Se la fortuna vorrà concedermi ancora qualche anno di vita, darò mano alla pubblicazione ed illustrazione delle quaranta miniature, andando così lieto di riparare in parte a quanto i tempi o le casualità non permisero venisse eseguito da quello stesso Holbein, che sommo nei ritratti, trattò con eguale perizia la matita ed il pennello nelle ardue rappresentazioni delle Danze de’ Morti!



FINE.


Note

  1. Alto centimetri 24 e largo 17.
  2. E qui con sommo dolore, a giustizia del vero e per amor di patria, voglio ricordare come questa collezione era dovuta al genio investigatore del milanese Carlo Del Majno Ivagnes dallo Zani detto il Carlino, il quale consumò la sua vita nel ricercare per tutta la Penisola ed oltralpi gl’immortali monumenti dell’arte, specialmente attinenti alla calcografia ed alla bibliografia. Questa collezione, unica fra gli illustri privati e di cui la umana famiglia invano potrà vedere la seconda, venduta e rivenduta a spizzico dai creditori a’ forastieri, (avendo egli sofferta immensa perdita nel 1814, a causa della cessazione del blocco continentale), diede in gran parte origine, nel secolo presente, ad alcuni de’ più grandiosi gabinetti Europei che formano l’ammirazione dei colti viaggiatori. — Nè debbo lasciar in silenzio, che Carlo del Majno (privilegiato dalla natura di uno straordinario talento artistico, irradiante su di me una luce sempre consolatrice), del tutto assorto nelle meravigliose bellezze dell’arte, moriva nel 1829 nell’ultima miseria a Napoli, dimenticato un giorno intero sulla pubblica strada. Quell’onesto, cui le vicissitudini del mondo non consentivano un obolo pel seppellimento, fu ad alcuni inglesi origine di grande fortuna col rivendere gli oggetti provenienti dalla sua collezione. — Possano queste parole giungere gradite all’immortale spirito del nostro Majno, come attestazione del culto mio a tanto onorata memoria!
  3. Una delle principali è quella pubblicata da Corrado Mechel nel 1715: i suoi fratelli ne fecero dappoi varie ristampe. Nel 1842 un certo Lamy la riprodusse con le stesse tavole ma assai logorate: Giorgio Scharffarberg ne fu l’incisore e viveva nel secolo XVI. Ma non è che una miscea ricavata dalle composizioni delle Danze di Berna, di Basilea e di quella d’Holbein.
  4. Mattheum Mérian — Todten Tanz. Franckfurt, 1649 in 4.°, prima edizione completa.
  5. H. F. Massmann — Atlas zu dem Werche: Die Baseler Todtentänze. Leipzig, 1847, in 4.°
  6. Gli intagli di questa prima edizione vennero più volte replicati in legno, in rame, in piombo, ed anche ai giorni nostri in vario modo illustrali a Londra, a Monaco ed a Lipsia.
  7. E. H. Langlois — Essai sur les Danses des Morts. Ouvrage publié par André Pottier. Vol. 2. Rouen 1852, in 8.°
  8. Mattheum Mérian — Vedi l’opera sopracitata.
  9. Un esemplare trovasi nella singolare «Raccolta delle danze della Morte» che appartiene allo scrivente.
  10. Questi quattro soggetti; l’Amore, i Fanciulli, il Vino e la Gloria che si trovano stampati nelle edizioni di Lione, Colonia, Londra, furono nel 1858 riprodotti a Parigi dall’editore L. Curmer, nella elegante opera: Imitation de Jèsus-Christ.