Trattato completo di agricoltura/Volume I/Propagazione/3

Del trapiantamento

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del trapiantamento.

§ 298. Dopo due o tre anni, ed anche più, secondo le specie, le piante cominciano a trovarsi troppo stipate anche nel vivajo. E siccome a quest’epoca possono già sopportare le intemperie e l’ardore del sole, ed hanno già sufficienti radici, così si passa al loro trapiantamento, ossia a porle nei luoghi ove dovranno rimanere in appresso. Le piante resinose però, prima d’esser poste in sito, desiderano d’essere trapiantate in altro vivajo, ove siano tenute a maggior distanza, poichè difficilmente esse ramificano nelle radici. [p. 294 modifica]

L’epoca per fare il trapiantamento è ordinariamente la primavera; ma può farsi anche in autunno, dopo la caduta delle foglie, quando in primavera si tema la siccità. Le piante resinose all’incontro, mantenendo le foglie, si dovranno, quando appena si possa, trapiantar sempre in primavera, poichè le foglie continuerebbero a disperdere l’umidità interna della pianta, prima che le radici si trovino in condizione di poterne assorbire. In generale si può dire che le piante, tanto meglio riescono quando si trapiantano in tal momento che le radici possano il più presto possibile funzionare, non lasciando la pianta nel terreno per molto tempo quasi corpo straniero, come succede piantando in autunno. Il momento migliore, a mio credere, è quello in cui abbiamo i primi indizi dell’incominciata ascensione della linfa, il che può scorgersi dalla corteccia che acquista una tinta meno carica e più lucida per la distensione del suo tessuto, e dal gonfiarsi delle gemme.

§ 299. Prima di levare le piante dal vivajo devesi preparar il posto ch’esse dovranno poscia occupare. Si dispongono per conseguenza tante formelle o fuoppe, larghe e profonde un poco più di quanto esigerebbe il volume delle radici della pianta che vi deve essere trapiantata. Le formelle si usano quando nell’impianto debbasi mantenere fra pianta e pianta una distanza maggiore di metri 2,50. Se invece questa distanza sarà minore, allora converrà meglio scavare una fossa. Tanto le formelle quanto le fosse dovrebbersi fare molto tempo prima dell’impianto, onde la terra profonda si migliori, restando in contatto dell’aria e delle altre influenze atmosferiche, molto più se si tratti di terreno argilloso o di uno strato coltivabile poco profondo. In ogni modo poi si dovrà tener separata la terra superficiale, che è sempre la migliore, da quella più profonda, onde adoperare della prima per interrare le radici.

§ 300. Le giovani piante si leveranno dal vivajo in momento che la terra sia umida, e nel modo indicato per levar quelle dal semenzajo, cioè praticando da una parte delle linee un solco profondo quanto possono esser profonde le radici, indi scavando al disotto per sollevare e togliere le piante senza guastarle. Levate le piante si dovrebbero porre subito al posto che lor venne destinato, onde le tenere radici non dissecchino; ma dapprima devesi con ferro ben tagliente rimondare la pianta, dalle parti secche o guaste, togliendo al tronco anche quei rami che tendessero a deformare la futura sua configurazione, ed alle radici togliendo quelle che, troppo lunghe e [p. 295 modifica]senza diramazioni, si stendessero lateralmente o profondamente, allo scopo sempre di arricchire la pianta di secondarie e più spesse diramazioni.

Se per levare le piante del vivajo devesi scegliere un momento nel quale la terra sia piuttosto umida, per trasportarne più che sia possibile unitamente alle radici, avremo anche cura che la terra scavata dalle formelle o dalle fosse sia abbastanza scorrevole per involgerle senza lasciare dei vuoti, il che non accadrebbe quando la terra fosse troppo bagnata od indurita dalla siccità. In qualunque caso però, e specialmente quando le radici della pianta che trasportasi siano rimaste senza terra, si dovrà far in modo di allargarne le radici ed alternarle con terra, onde tutte non restino in un fascio, il che manderebbe fallito il nuovo impianto.

§ 301. Prima di riempiere le fosse o le formelle col rimanente della terra, si dovrebbero spandere delle sostanze concimanti intorno alla terra che ricopre le radici, frammischiandole con questa sino a che siansi riempite.

Nei terreni soffici e sciolti si userà concime minuto, e nei terreni compatti invece spanderassi qualche concime più grossolano e meno fermentato. Ove poi manchi assolutamente qualunque ingrasso, e che sia troppo dispendioso il trasportarvelo, come accade nei boschi di monte, basterà mettere sul fondo e sui lati della fossa o formella alcune zolle erbose, sterpi infranti, foglie o frantumi di legno.

Se poi il terreno fosse troppo umido, sul fondo delle fosse o formelle si porranno dei ciottoli, e colla terra cavata si formerà, lungo o presso la piantagione, un rialzo convesso, onde le acque defluiscano e non stiano troppo tempo presso le radici. Se all’incontro il terreno sarà troppo mobile, e che si tema la siccità, si lascerà presso le piante una specie di solco o depressione, nella quale le acque piovane possano trattenersi e mantenere l’opportuna umidità alle radici.

Dopo l’impianto si procederà a sostenere le piante più deboli ed a dar loro quella forma e direzione che cerchiamo secondo la loro qualità.