Trattato completo di agricoltura/Volume I/Educazione del baco da seta/4

Dell’ alimento

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Educazione del baco da seta - 3 Educazione del baco da seta - 5
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dell’alimento.

§ 628. Naturalmente le larve degli insetti nascono solo allorquando le foglie di quei vegetali che lor devono servire d’alimento siano già sviluppate, ed abbiano quella consistenza che sia relativa all’epoca della loro vita; piuttosto tenere dapprincipio, e sempre più consistenti e sostanziose verso la fine.

Sotto questo riguardo vi ho già detto che spesso le larve sono già nate avanti che il gelso, il quale non potè risentire calor artificiale, abbia le foglie abbastanza sviluppate ed abbastanza sostanziose. L’incubazione artificiale forzata, non camminando il più delle volte di pari passo colla temperatura atmosferica, ci arreca questo svantaggio, al quale v’insegnai come si possa rimediare, dicendovi di mantenere, durante [p. 619 modifica]l’incubazione, la temperatura del locale nella maggior possibile relazione colla temperatura esterna atmosferica, evitandone solamente i forti balzi in più od in meno della media.

Circa alla quantità d’alimento da somministrare alla giovane larva, dirò che il baco da seta, come ogni altro insetto, la cui vita è sottoposta ad ulteriori cambiamenti di forma per raggiungere lo stato perfetto, percorre lo stadio di larva quasi adoperandosi senza posa per farsi farfalla. E questo ci indica avere il bigatto bisogno d’un continuato alimento, e tanto più nelle prime età, essendo che nei primordi della vita tutte le funzioni si esercitano assai più rapidamente che non dappoi. Alla pronta assimilazione, sussegue una frequente evacuazione di materie inutili, ed un bisogno di nuove sostanze nutritive.

Si dirà che in natura gli insetti durante il freddo della notte, e nelle giornate fredde o piovose non prendono cibo, e che forse questo potrebbe indicare un bisogno di qualche riposo per gli organi digerenti. Ma io vi dirò che questo è un effetto di una condizione atmosferica, cioè della temperatura, la quale è intimamente legata alle funzioni digerenti degli insetti, ma non è già un indizio del bisogno di qualche intervallo al pascersi per dar tempo alla digestione. Mantenete questi insetti a quella temperatura che risentirebbero nelle giornate calde, che dessi continueranno a pascersi senza interruzione. Vi ho detto che il sistema di respirazione nel bigatto era estesissimo e comprendeva quasi tutto il corpo; ora vi dirò che quella immensa rete di canaletti aerei è, si può dire, intieramente al servizio del sistema digerente, diramandosi e circondando gli organi della digestione dell’insetto. Dunque non abbiate paura che i bigatti facciano indigestioni, purchè la temperatura sia conveniente al lavoro della nutrizione.

Prima però di passare agli effetti della temperatura sul baco, voglio dirvi qualche cosa sul modo che generalmente tiensi per alimentarlo.

Appena tolte dal locale d’incubazione le piccole larve si trasportano, come si è detto, nei singoli locali delle varie famiglie coloniche educatrici, previamente riscaldati a 23° circa. Io qui non mi fermerò a dirvi nè cosa siano le tavole, o gratticci o cannicci, nè come vadano disposte, che le son cose conosciute da tutti. Solo vi dirò che i fogli sui quali stanno i piccoli bigatti vanno posti nel mezzo di queste tavole o gratticci, distanti gli uni dagli altri almeno 0m,20, onde poter aumentare la [p. 620 modifica]superficie che occupano mano mano si vanno ingrossando col cibarsi.

La foglia che servir deve di cibo al baco si usa tagliarla minutamente, e la si somministra loro dalle otto sino alle 12 volte entro 24 ore. Quest’uso di tagliare troppo minutamente la foglia è riprovevole, perchè nell’operazione del tagliarla vien contusa e schiacciata fra le mani, ed annerita ai lembi dall’ossido di ferro prodotto dagli acidi vegetali sul ferro tagliente; così, sparsa sulle tavole, prontamente dissecca per l’elevata temperatura dell’ambiente, ed il baco difficilmente o mal volentieri addenta ai margini la detta foglia, o non se ne ciba affatto quando sia troppo indurita dall’essicamento. Il bigatto non mostra il desiderio d’aver la foglia tritata così sottilmente; osservate le foglie che si sovrappongono intiere alle scatole ove nascono le uova, e vedrete con quale facilità le addenta e le spoglia del parenchima verde, senza toccarne i margini; osservate quanto tempo impieghino queste foglie intiere a disseccarsi, e vedrete che si mantengono verdi ed appetite per sei ore almeno, laddove la foglia tagliata, in due ore è affatto secca, o non ricercata dal bigatto.

Alla scusa addotta che la foglia così tagliata può spargersi più equabilmente e prestamente, io rispondo che in quest’epoca primissima dell’educazione i bigatti occupano così poco spazio che non vi sarebbe gran dispendio di tempo qualora la vi si sovrapponesse intiera, o ben poco sminuzzata; con ciò si risparmierebbe l’incomodo di qualche pasto, e la foglia si conserverebbe più verde ed in miglior condizione.

Quando il baco da seta si dispone alle mute mangia poco, indi, come si disse, è impossibilitato a cibarsi; noi dunque dovressimo diminuire loro il cibo, sino al sospenderlo affatto, quando si veda che rimane intatto sui graticci. Ma che si fa generalmente? Coll’aver adottata la parola sonno o dormita, si pretende che il bigatto quando va incontro a questo momento debba a poco a poco ricoprirsi colla foglia, sino a non vedersene quasi più alcuno, e perciò invece di diminuire la quantità di foglia spesso la si aumenta, per poterli ricoprire più presto, come se si trattasse propriamente di metterli a letto e ricoprirli colle coltri. Ecco un errore sorto da una parola male applicata. Se il locale è asciutto e caldo, il male non è grande poichè la foglia dissecca presto, ma se invece fosse freddo ed umido, noi poniamo il bigatto come in un ammasso a fermentare, e non sarà difficile che ne soffra. Un’altra causa, [p. 621 modifica]sfortunatamente vera, che induce il contadino a ricoprire i bigatti quando si dispongono alla muta, è il non conoscerli ben bene di figura. Io vi assicuro che al momento della 1.a muta, quando appena incomincia la levata (altra parola impropria che vuol significare come alzarsi dal letto), se si domanda a qualche uomo od a qualche donna incaricata dell’educazione, questo bigatto dorme, od è levato? Due volte sopra tre vi risponderanno a rovescio. E questo dipende dall’educarli all’oscuro. Il contadino, che è poco osservatore per sè stesso, se poi è ajutato dall’oscurità, è impossibile che osservi e tenga conto delle piccole ma pur sensibili mutazioni che avvengono nelle forme esterne del bigatto. Chi abbia educato anche una sol volta i bachi alla luce non si confonde certamente. Io qui non voglio ripetere i caratteri distintivi del bigatto che si dispone alla muta e di quello che l’abbia subita; già li indicai parlando della larva, e da muta a muta non differiscono per altro che in quanto al volume del corpo del bigatto.

La foglia dopo la prima muta sino all'epoca in cui il baco si dispone per la quarta volta a cangiare la pelle, si taglia sempre un poco più grossa, finchè, dopo la quarta, la si somministra intiera, monda soltanto dai rametti e dai frutti.

Alcuni suggeriscono di aspergere la foglia con alcune farine e singolarmente con quelle di riso e di melgone, oppure con polvere di foglie fatte disseccare l’anno prima. Con tal mezzo dicesi che si possa in parte rimediare alla qualità della foglia troppo tenera ed acquosa, e che per conseguenza il bigatto si faccia più robusto e costruisca un bozzolo più pesante e compatto. A tale proposito io non saprei dirvi cosa alcuna, non avendone fatto esperimento.

In quanto al valore più o meno nutriente delle varie qualità di foglia, può dirsi che prima d’ogni altra stia la foglia del gelso selvatico, poi quella del gelso nero, indi quella del gelso multicaule e finalmente quella del gelso bianco innestato. Comune però è l’errore in varie provincie che la foglia del gelso selvatico non sia buona pel bigatto; in molte altre invece, negli ultimi giorni dopo la quarta muta, si alimenta il baco con sola foglia selvatica, asserendosi che è più salubre e che fa produrre al bigatto una seta migliore. Certo è che la foglia del gelso selvatico contiene minor quantità d’acqua delle altre, e per conseguenza deve essere la più sostanziosa; il bigatto la preferisce a tutte, e nessuno potrebbe addurre prove in quanto alla sua azione nociva. [p. 622 modifica]

Parlando della vite, dissi che il gelso selvatico poteva servire come un buon sostegno nei nostri filari; e che tenuto a capitozza con una rotazione di tre anni, nel 2.° e nel 3.° poteva dare foglia, mentre i rami di tre anni tagliati nell’inverno del 3.° anno al 4.° anno, ci fornirebbero ottime maneggie. Ora vi raccomando ancora questa cosa, perchè, persuasi dell’innocuità della foglia del gelso selvatico, possiate con buon esito aumentare la quantità de’ bigatti che volete allevare.