Trattato completo di agricoltura/Volume I/Educazione del baco da seta/2

Educazione artificiale

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Educazione del baco da seta - 1 Educazione del baco da seta - 3
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educazione artificiale.

§ 618. Nascita delle uova. Poniamo d’avere le uova del baco da seta, volgarmente dette semente, deposte sopra un pannolino, come dirò in ultimo parlando del modo d’ottenerle per l’educazione dell’anno seguente, ed osserviamo dapprima che avverrebbe di queste uova quando se ne affidasse lo schiudimento alla natura; osserviamo quanto siano attendibili i metodi artificiali più usitati; e finalmente procuriamo di trarne quelle norme che meglio s’addicano al nostro intento.

Nel caso che questi pannilini fossero in posizione tale da sentire liberamente l’influenza atmosferica, ed il graduato aumento di temperatura primaverile, giungerebbe quell’epoca in cui alcune comincerebbero a schiudersi; ma questo schiudersi delle uova durerebbe per cinque o sei giorni ed anche più, perchè non tutte le uova si troverebbero nelle stesse condizioni in quanto all’influenza della temperatura e della umidità [p. 609 modifica]atmosferica; la farfalla femmina non depone sempre le uova le une in seguito alle altre, ma spesso a gruppi, sovrapponendone anche molte, per il che quelle che stanno al disotto o nel centro risentono assai meno l’influenza atmosferica e schiudonsi molto tempo dopo. Oltre ciò la materia gommosa che fra loro riunisce queste uova formanti un sol gruppo, impedisce o lo schiudersi dell’uovo, o l’uscita della piccola larva verso l’esterno dell’agglomeramento; e quindi perderebbersi molti bigatti. Finalmente non tutte le uova deposte da una farfalla sono egualmente ben fecondate; nè tutte le farfalle essendo egualmente sane e robuste depongono uova ben costituite; molte adunque di queste uova non si schiuderanno, e molte daranno origine ad una larva mal costituita, che presto o tardi deperirà senza filare il bozzolo. Epperò gli inconvenienti della nascita naturale possono ridursi ai seguenti:

1. Epoca incerta ideilo schiudimento delle uova, tutto dipendendo dalla costanza o dalla incostanza della stagione.

2. Schiudimento saltuario e troppo prolungato.

3. Schiudimento imperfetto, ossia incompleto, non potendo tutte le uova dar libera uscita alla larva.

4. Nascita di buon numero di larve mal costituite, le quali sono d’impedimento e di danno all’educazione, consumando foglia senza far bozzoli.

5. Estensione o superficie maggiore del bisogno occupata dalle uova disposte allo schiudimento.

§ 619. Vediamo ora come nella pratica, artificialmente siasi procurato di ovviare a questi inconvenienti.

Per rimediare alla troppa estesa superficie occupata dalle uova disposte sui panni allo schiudimento naturale, si pensò di levarnele, inumidendo i detti panni con acqua, onde meglio staccarle per mezzo d’uno strumento raschiante, qual sarebbe un coltello poco affilato. Ciò fatto, ordinariamente le uova s’immergono in un recipiente contenente buon vino, lasciandovele per circa mezz’ora: quelle che galleggiano sul vino, siccome più leggiere, si gettano perchè imperfette o vuote affatto, e quelle che si posano sul fondo si colano, e si fanno asciugare all’ombra. Per tal modo le uova possono in seguito disporsi come meglio piace, e sopra minore e più acconcia superficie, evitando la nascita di larve mal costituite, essendosi gettate tutte le uova leggiere ed imperfette. Inoltre, per tale immersione nel vino, la parte gommosa che rivestiva le uova e che le faceva aderenti al pannolino, vien disciolta, [p. 610 modifica]e così l’umidità e la temperatura atmosferica o dell’ambiente d’incubazione possono meglio esercitare la loro influenza, potendo mettersi a contatto di tutte le uova, e d’ogni lor parte.

Questa operazione di levare e lavare le uova che furono deposte sui panni, si fa in autunno od in primavera; ma, come vedrete in seguito, non è indifferente l’eseguirla nell’una o nell’altra stagione. In ogni caso le uova, vengono distese sopra larghi piatti, alte non più di un centimetro; indi conservate in cantine, ove la temperatura è bassa ma uniforme: difese convenientemente dai sorci, e dalla troppa umidità.

Quando in primavera i gelsi cominciano ad ingrossare le gemme, od a sviluppare le prime foglie, dalla cantina le uova vengono portate in qualche locale a pian terreno, perchè incomincino a risentire l’influenza dell’aumentante temperatura della stagione. Quando poi il gelso abbia almeno tre fogliette discretamente sviluppate, si distribuisce la semente in varie scatolette di diverse dimensioni, secondo i varj pesi attribuibili a ciascuna partita d’educazione, stendendola alta non più di tre millimetri: indi la si ricopre con carta bucherata o con un tessuto assai rado e gommato, che mentre s’adagia sulle uova, permette l’uscita delle piccole larve dai buchi della carta o dai vani del tessuto.

Così disposta la semente nelle scatolette, la si ripone nel locale d’incubazione artificiale, il quale viene riscaldato da fuoco acceso sopra cammino od in qualche stufa, cominciando nei primi giorni con una temperatura di 18°1, che si aumenta ogni giorno di circa un grado, sinchè nel settimo o nell’ottavo, giorno dello schiudimento o ben prossimo ad esso, sia di circa 27°. Molti usano di rimuovere la semente nelle scatolette ogni due giorni, allo scopo che tutta meglio risenta il calore, lasciandola tranquilla subito che mostrisi qualche larva appena nata.

Incominciata la nascita, si sovrappongono delle foglie di gelso alla carta forata od al largo tessuto che ricopre le uova, i piccoli bachi vi salgono, e quando le dette foglie sono discretamente gremite di larve, si levano e si ripongono sopra fogli di carta, coll’avvertenza di non confondere quelle d’una scatoletta con quelle d’un’altra. A tal uopo si numerizzano le scatolette, ed i fogli che ricevono i bigatti si segnano con numero corrispondente ad ognuna di esse. La [p. 611 modifica]nascita dura circa tre giorni; e devesi far in modo che non solo siano distinti fra loro i bigatti d’ogni scatoletta, ma eziandio quelli d’un giorno da quelli d’un altro, e, se fosse possibile, anche quelli del mattino da quelli della sera.

Le larve appena nate vengono nei primi due o tre giorni tenute in locali riscaldati a 23°, finchè vengono distribuite a ciascuna famiglia incaricata della loro educazione; dove sono allestiti locali cogli opportuni attrezzi e riscaldati parimenti a 23° circa.

§ 620. Osserviamo ora se dai precetti naturali si possano tirar norme utili per l’educazione artificiale del baco da seta.

Epperò, avanti tutto, sembrami esser inutile il riporre in locali freschi, per esempio in cantine, la semente dopo ch’ella fu deposta sui panni, adducendo per motivo il timore che possa nascere o soffrire pel caldo estivo. È vero che sui panni, ove furono deposte le uova, nei primi sei o sette giorni, scorgonsi talvolta alcune larve appena nate, ma queste sono un’anomalia, e derivano forse dalle farfalle di quei bigatti che, un giorno o due dopo la quarta muta veggonsi filare il bozzolo. Per regola generale però le uova dei bigatti a quattro mute che si educano fra noi non si schiudono che dopo dieci mesi circa, cioè un anno dopo la comparsa delle larve dalle quali ebbero origine. Voi potreste esporre questa semente ad una temperatura anche di 40°, che non vedreste schiudersi un solo uovo. Inutile è dunque il riporre i panni in locali freschi perchè non nascano le uova; che anzi, non potrebbe ciò essere di danno? Io ne dubito. Il fresco e l’umidità delle cantine deve infatti opporsi alla regolare e robusta costituzione dell’uovo, ed esser quindi causa di future larve deboli e malaticcie. Se naturalmente il baco nasce in primavera, è che esso abbisogna d’un calor crescente non solo per tutta la sua vita, ma eziandio per la giusta costituzione delle proprie uova. Ciò dunque sarebbe un contrariare la natura per assecondare un pregiudizio od un vano timore. Si dice che nelle cantine, la temperatura poco variando dalla state all’inverno, l’uovo risente quasi per nulla le differenze di caldo e di freddo, e deve conservarsi assai meglio. Ma anche questo è un pregiudizio; la semente ben costituita e che si è resa robusta pei calori estivi, può sopportare assai bene i freddi jemali, ed una temperatura anche di -15° o -20° gli è affatto innocua. Nella pratica adunque si procurerà di conservare la semente in qualche locale asciutto, [p. 612 modifica]ventilato, ove tutt’al più non vi possa giungere il sole e l’acqua durante l’estate, tenendolo chiuso nel verno per ripararla dai rapidi salti di temperatura, e dai troppo forti geli. Per tal modo le uova, restando sotto l’influenza della temperatura media delle varie stagioni, possono rinvigorirsi d’estate, resistere d’inverno, e predisporsi più regolarmente e lentamente alla nascita in primavera.

§ 621. Riguardo all’epoca di levare la semente dai panni io dico che deve preferirsi il principio di primavera, cioè la fine di marzo od il principio d’aprile, ben inteso che la giornata sia bella e discretamente ventilata, sicchè possa asciugare nello stesso giorno dall’umidità ricevuta per l’immersione. L’uso di levar la semente in autunno val solo per chi ne fa commercio in lontani paesi, poichè soltanto in tal modo si può spedirla durante l’inverno, ben monda dalle uova vuote o mal costituite, e perchè occupi il minor volume possibile. Ma levando la semente in autunno, chiunque può intendere che le uova, per l’inumidimento dei panni e per l’immersione successiva, perdono quel rivestimento gommoso del quale furono fornite dalla farfalla, e perciò, quando la stagione fosse calda, potrebbe avvenire una legger evaporazione del liquido interno, e durante l’inverno risentire maggiormente il freddo. Per tutto questo adunque chi fa semente per allevare egli stesso i bigatti, o per venderla non molto lontano, farà meglio levandola dai panni in primavera.

§ 622. Levata la semente, è veramente necessario che dopo la si tenga immersa per circa mezz’ora in qualche liquido spiritoso? Se si dovesse dar retta ad alcuni, la sarebbe una cosa indispensabile, allo scopo di rinvigorirla e di preservarla dal calcino: vorrebbesi adunque che lo spirito di vino puro o contenuto nel vino valga a rinvigorire l’uovo. Ma che ha mai di comune l’alcool col liquido contenuto nell’uovo? Posto che l’alcool potesse pur esercitare qualche azione benefica, come mai potrà estenderla al di là del guscio corneo dell’uovo? Voi sapete che l’alcool indura e restringe i tessuti organici cui viene a contatto; e non è quindi a stupirsi se molti educatori più razionali trovarono che simili immersioni ritardano lo schiudimento delle uova. L’acqua pura adunque basta per lavare le uova dalle immondezze, e per ottenere la separazione di quelle sane da quelle vuote, mal costituite e più leggere: che anzi l’acqua avendo un peso specifico maggiore dell’alcool e del vino ci procura una migliore [p. 613 modifica]separazione di uova sane e di uova grame perchè, molte di quelle che andrebbero a fondo nell’alcool o nel vino, galleggierebbero invece immerse nell’acqua. Se poi la lavatura con liquidi spiritosi è fatta allo scopo di espurgare le uova dai germi del calcino, potrà benissimo essere surrogata dalle ripetute lavature coll’acqua.

Quest’immersione nell’acqua sembra poi indicata anche dalla natura, vedendosi che le uova d’insetti consimili vengono dalle pioggie di primavera deterse dalla polvere che sopra vi si depose, non che dalla patina gommosa che li riveste superficialmente, senza toglierne l’aderenza agli oggetti su cui giace, forse perchè meglio possano risentire l’influenza della umidità e della crescente temperatura atmosferica di questa stagione. Ed anche questo sarebbe un motivo di più per ritenere che la semente deve essere tolta dai panni in primavera e non in autunno.

§ 623. Passando ad osservare la temperatura nei locali d’incubazione artificiale della semente, e con quai mezzi si ottenga la detta temperatura, vedrete che anche in questa parte la pratica comune non è consentanea ai precetti naturali. Già vi dissi che l’uovo del baco da seta richiede un anno per ischiudersi, compresa la vita dell’insetto che lo ha prodotto; ora vi aggiungo che l’epoca naturale dello schiudimento è la primavera. Ma anche l’uovo del baco da seta, come tutte le uova od i germi che si sviluppano fuori dall’organismo che le produsse, abbisogna d’aria, ossia d’ossigeno, ed un certo grado di temperatura, d’umidità e di luce. Vita senz’aria non può darsi, quindi è inutile dire che questa legge vale anche per l’uovo del bigatto; guardiamo piuttosto le altre condizioni. Un uovo che nasce in primavera deve aver bisogno d’una mite temperatura, di una discreta umidità, e di una luce non troppa vibrata: queste sono le condizioni necessarie, altrimenti da sè nascerebbe in un’altra epoca dell’anno.

Seminate voi indifferentemente qualunque seme vegetale in qualunque stagione, oppure scegliete per ciascuno l’epoca che gli è specialmente più propizia? Il frumento confidato alla terra nell’epoca che seminate il melgone riuscirebbe male o non riuscirebbe, come avverrebbe del melgone seminato in autunno; e così dicasi d’ogni seme: quale soffre il freddo più d’un altro; quale vuole caldo rapidamente crescente, quale invece desidera dapprima una bassa temperatura per rinvigorirsi nelle radici; quale vuol molta umidità, quale pochissima, ecc. ecc. [p. 614 modifica]

Come adunque si comporta la pratica verso l’uovo del baco da seta? In otto giorni circa, dopo d’aver riposta la semente nel locale d’incubazione, dai 15° o dai 18° si porta la temperatura sino ai 25° o 27°. Quivi l’aria è ordinariamente secca, non contenendo l’umidità relativa a queste alte temperature, perchè il locale essendo chiuso per trattenervi il calore, non può ricevere umidità atmosferica dall’esterno che l’aria esterna essendo più fredda non può somministrargli il vapor acqueo relativo al maggior grado di calore.

Nella pratica adunque si obbliga la natura a darci un prodotto intempestivo, forzato e quasi a modo d’aborto, perchè con un rapido e forte aumento di temperatura, non accompagnato dalla necessaria umidità, si costringe il liquido contenuto nell’uovo a prendere in brevissimo tempo le forme dell’embrione, tanto più se la semente da un luogo fresco sarà d’un tratto riposta nel locale d’incubazione. Il liquido interno dell’uovo ha bisogno di disporsi lentamente, perchè più ferma e sana sia la futura costituzione dell’insetto.

È poi necessario questo rapido aumento di temperatura, tanto maggiore dell’atmosferico? No certamente. Tenete pure la semente dei bachi nelle cantine a 10° o 12°, e dessa, trascorso l’anno, nascerà egualmente, sebben più tardi di quella sottoposta all’incubazione. Se poi la semente fosse tenuta, come indicai, in luogo tale da risentire costantemente la temperatura media atmosferica della stagione, essa non tarderebbe a nascere senz’altro soccorso, quando il gelso pure, per l’innoltrarsi della stagione, sarebbe porporzionatamente ben fornito di foglie.

Accade spesso invece, che mettendo il gelso alcune foglie molto anticipatamente, per effetto di alcune poche giornate calde, noi ci affrettiamo a disporre la semente per l’incubazione; ma siccome in quell’epoca sono facili e prolungate le pioggie, l’aria ed il terreno di nuovo si raffreddano, e la vegetazione del gelso resta stazionaria anche per qualche settimana, mentre la semente progredisce verso lo schiudimento; ed in tal caso siamo obbligati od a ribassare la temperatura del locale, o ad avere i bachi prima che la foglia sia abbastanza spiegata, oppure a gettare la semente nata per sostituirne della nuova; inconvenienti tutti che arrecano danno od alla riuscita dei bigatti, od all’utile che il coltivatore si ripromette convertendo il prodotto del gelso nell’allevamento di essi. [p. 615 modifica]

Se poi esaminiamo i mezzi coi quali si riscaldano i locali d’incubazione, vediamo che assai poco rispondono allo scopo. Il cammino, oltre al gran consumo di legna ed alla cura che richiede, non mantiene nel locale una temperatura uniforme, in alcuni luoghi è eccessiva, in altri quasi insensibile; cambia l’aria ambiente, ma questa, come già si disse, riman secca, e forsanche vi ha troppa luce. La stufa riscalda più uniformemente, esige minor cura e minor dispendio di combustibile, non illumina il locale, ma ha il grande difetto di non cambiar l’aria ambiente; cosa di somma importanza perchè, oltre al bisogno di ossigeno, l’uovo nascente sviluppa gas acido carbonico, e questo vizierebbe l’aria. La stufa alla Perkins, applicata dal Kramer all’incubazione, presenta poi in grado eminente questo difetto, poichè in piccol spazio vien rinchiusa una grande quantità di uova. Lascio poi considerare a chi vuole l’inconvenienza dell’uso che hanno taluni di far nascere la semente, riposta in sacchetti di tela o di carta, mettendola di notte fra le coltri, e portandola in dosso di giorno.

§ 624. Dunque come ci comporteremo nella pratica? Dovremo forse lasciar schiudere spontaneamente le uova senza soccorso di locali appositi per l’incubazione? No, non conviene, perchè l’epoca della nascita sarebbe troppo incerta, e perchè lo schiudimento sarebbe troppo irregolare e prolungato. L’incubazione artificiale serve a disporre la semente a nascere entro un tempo determinato, ed il più contemporaneamente che sia possibile. Infatti soltanto per tal modo si può, a tempo opportuno, togliere la semente dal risentire l’abbassamento di temperatura che naturalmente avviene di notte, non che quello eventuale di qualche giorno di pioggia, o di vento freddo; oltre che, essendo ben distesa, tutte le uova meglio risentono l’effetto d’una temperatura mite e costante.

Epperò, avendo conservata la semente in luogo ove abbia potuto risentire la temperatura della stagione, quando la temperatura media sarà di 15° circa, e che il gelso abbia almeno quattro fogliette sviluppate, si disporranno i locali d’incubazione, e vi si trasporterà la semente, distribuita in varie scatole, il cui fondo sia di tela, acciò l’aria vi passi, e queste si collocheranno sopra cannicci non coperti di carta, o sopra tavoli, mantenendole però rialzate, sempre allo scopo che l’aria venga a contatto anche delle uova che giacciono sul fondo delle scatole. La semente sia distesa in uno strato alto non più [p. 616 modifica]di due o tre millimetri. Il solo trasporto delle uova in questi locali, chiusi di notte, basta nei primi due giorni a mantenervi una temperatura di 16° circa. In seguito, siccome la temperatura esterna diurna, per effetto del sole, di solito è superiore a quella di qualunque locale, abbisogna supplirvi con un mezzo riscaldante. Io già vi feci notare gl’inconvenienti dei cammini e delle stufe, ma pure, per ora, non abbiamo altri mezzi più comodi di questi; soltanto per ottenere il necessario cambiamento d’aria e il grado naturale d’umidità, parmi che, escluse assolutamente le stufe d’ogni sorta, sia ancor meglio usare dei cammini; e per ovviare al dispendio, alle cure che esigono i cammini ordinari, ed alla secchezza che inducono nel locale, potrebbero giovare i così detti franklin. Questi riuniscono i vantaggi dei cammini a quelli delle stufe; consumano poca legna, non esigono gran cura, riscaldano meglio e più uniformemente i locali, e cambiano l’arìa. Anche essi pero inducono la secchezza dell’ambiente; ma vi si potrebbe rimediare, ponendo un recipiente espanso contenente dell’acqua sulla tavola superiore del cammino, attivandosi con ciò una copiosa evaporazione.

Con siffatto mezzo, dopo i primi due giorni, facendo un po’ di fuoco mattina e sera, facilmente si potrà mantenere una costante temperatura di 17° o 18°, la quale, verso il sesto giorno si porterà ai 19° e finalmente ai 20°. Siate certi che, con una tal progressione di temperatura, non oltrepassante i 20°, entro sette od otto giorni al più incomincierà lo schiudimento delle uova, e che nello spazio di tre giorni avrete una nascita completa e regolare.

Non essendo adunque necessaria una temperatura molto elevata per lo schiudimento delle uova, si hanno i seguenti vantaggi. Nelle giornate calde, durante l’incubazione, si possono aprire le imposte e permettere che vi entri aria ed umidità. Si può ritardare di qualche giorno la nascita senza portar danno alla costituzione dell’uovo, non occorrendo di abbassar molto la temperatura del locale per uniformarsi all’esterna. E finalmente le piccole larve soffrono assai il freddo, quando vengono poscia traslocate nei locali d’educazione, i quali non si potrebbero mantenere alla temperatura medesima del locale di nascita.

Fra gli errori che da alcuni si commettono durante l’incubazione artificiale, havvi pur quello di rimuovere la semente nelle scatole a fine che tutta meglio risenta l’influenza [p. 617 modifica]del calore. L’uovo del baco da seta, essendo naturalmente deposto e fissato sopra d’un oggetto, mostra che ha bisogno di conservare la propria posizione, che abbisogna insomma di quiete; e noi col rimuoverlo non facciamo altro che disturbare il modo di disporsi dell’embrione del nuovo essere. Noi dunque abbandoneremo questa pratica, e perchè ogni uovo risenta convenientemente il calore e l’umidità, procureremo che la semente sia disposta in sottil strato, e che il fondo delle scatole sia pervio all’aria.

§ 625. Finalmente anche l’uso di distribuire in varie scatolette il peso di semente attribuibile a ciascuna famiglia educatrice di bigatti porta con sè alcuni inconvenienti. In fatti voi tutti sapete che le uova impiegano circa tre giorni a schiudersi in totalità, e da ciò ne deriva la conseguenza che per quanto scarso sia il peso attribuito ad una famiglia, essa sarà obbligata ad avere bigatti di tre epoche, quand’anche si collocassero sopra un sol foglio tutti quelli che fossero nati nello stesso giorno. Quindi gl’imbarazzi di ridurli in seguito col diverso grado di calore e colla diversa quantità di cibo, ad un egual stadio di sviluppo, il che non si può ottenere che nel decorso almeno di due mute, operando anche con diligenza. Figuratevi poi se si mantenessero separati non solo quelli d’ogni giorno, ma eziandio quelli della mattina, da quelli della sera. Aggiungasi inoltre che la scarsa quantità di larve che nasce sul principio e da ultimo, c’induce a gettarle per non portar troppa confusione, asserendosi, senza osservare, che i primi e gli ultimi riescono sempre male.

A tutti questi inconvenienti si potrebbe rimediare distribuendo i bigatti ai coloni a quantità di larve nate e non a peso di semente. Egli è certo che perciò vuolsi un occhio esercitato; ma fattavi un poco di pratica si può dire che quattro fogli ordinari di carta da bigatti, discretamente gremiti di larve, tolte contemporaneamente dalle varie scatole colla sovrapposizione delle foglie, formano un’oncia milanese (chil.mi 0,027). Così facendo, ogni piccola quantità di larve che nascesse per ciascuna scatola sarebbe godibile, venendo ad essere riunita, potrebbesi distribuire mano mano che nasce alle diverse famiglie, e ciascuna di queste avrebbe bigatti d’una sol epoca.

§ 626. Prima di passare all’educazione dei bigatti, durante il loro stadio di larva, voglio accennarvi un metodo chinese che parmi soddisfare a molte condizioni che indicai favorevoli alla incubazione artificiale. Questo consiste nel levare la [p. 618 modifica]semente dai panni o telaj sui quali fu deposta, lavandola perfettamente e separandola dalle uova mal costituite; indi, si preparano tanti fogli di carta ricoperti da una parte con una patina gommosa; su questi si versa la semente, e la si distende uniformemente in modo che un uovo tocchi l’altro senza sovrapporvisi. Ricoperto un foglio, la semente vi si fa aderente, e quella che eccede si versa sopra d’un altro e così via via. Con questo semplice ed ingegnoso mezzo la semente riprende la condizione naturale di rimaner fissa, evitando gli addossamenti; e la lavatura, che supplisce l’effetto delle pioggie, la rende sensibile all’influenza del calore e dell’umidità: insomma si mantengono le condizioni naturali favorevoli, evitando le inutili o dannose, e si utilizza tutto ciò che l’arte e l’esperienza c’insegna di opportuno a rendere più regolare l’incubazione.

Note

  1. Si rammenta che le temperature sono espresse in gradi del termometro centigrado.