Trattato completo di agricoltura/Volume I/Del prato/1

Prato naturale

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Del prato - 2
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prato naturale.

§ 450. Il prato naturale trovasi ordinariamente al monte sui declivi alquanto dolci e sugli alti-piani. Ivi l’umidità del terreno è mantenuta dalla minor temperatura, dalle pioggie e dalle acque che s’infiltrano nello scendere, ed anche dalle sorgenti naturali, provenienti dalle nevi che si sciolgono o dalle acque di pioggia cadute sull’alto, che infiltratesi nel terreno, per qualche punto sgorgano e scorrono alla superficie. [p. 428 modifica]

Il prato naturale può rinvenirsi anche al piano nei terreni umidi, ma in tal caso, se questi mancano di scolo, può dirsi piuttosto un lischeto o canneto che un prato; sui monti, diconsi anche Pascoli ed Alpi perchè in alcuni di essi, dopo un primo taglio, l’erba vien pascolata o fatta mangiare sul posto; in altri, e specialmente in quelli posti a maggior altezza, per mancanza di comodità, o perchè l’erba non matura abbastanza, essa viene totalmente pascolata.

L’irrigazione in questi prati non può essere che irregolare, variando l’acqua ordinariamente in quantità, lasciandosi vedere soltanto dopo le piogge od all’epoca dello scioglimento delle nevi; e, quando anche è costante, bisogna accontentarsi di condurla per piccoli rigagnoli sulle prominenze naturali del terreno, dalle quali poi scende ad irrigare le parti più basse. Ma queste prominenze non essendo distribuite regolarmente, avviene che l’irrigazione in alcuni luoghi sia soverchia ed in altri scarsa od affatto nulla. Queste acque si sostengono e si deviano dal loro letto naturale, come già dissi, con rialzi di legno, di terra o di sassi, i quali in caso di forte pioggia possano essere trascinati in basso e lasciar libero lo sfogo all’acqua sovrabbondante lungo il suo corso naturale, senza che faccia danno al pascolo.

Il prodotto di questi prati è tardo, ineguale ed anche scarso, perchè l’irrigazione è irregolare, perchè il terreno non è egualmente profondo dappertutto, e perchè non vengono quasi mai concimati.

Inoltre, quelli che giacciono su forte pendio, e che sotto vi stia la roccia, oppure un terreno argilloso in modo che l’acqua si raccolga sotto la cotica del prato, può avvenire che in seguito a forti pioggie, a copiose infiltrazioni, ed anche per corrosione degli stessi rigagnoli d’irrigazione, il terreno ìmbevuto si stacchi dal sottoposto, e scenda in basso in porzioni più o meno considerevoli. A prevenire possibilmente questo pericolo, giova piantare in linea orizzontale al pendio dei piantoni di salice tenuto basso, oppure educare ceppate di onizzo o di faggio, le quali, approfondando le radici, servono di sostegno al terreno più superficiale. In tal caso si devono tagliare al piede tutte le piante alte che minacciassero d’essere svelte dal vento, e si devono tener d’occhio quei rigagnoli che tendono a corrodere orizzontalmente il terreno od a procurarsi un passaggio tra l’una e l’altra terra.

Intorno alle cure ed alla concimazione dei pascoli non posso [p. 429 modifica]parlare che per quelli che sono di proprietà privata, poichè quelli di proprietà comunale non sono nè saranno mai concimati se non dallo stanziare che in essi fa il bestiame durante il tempo del pascolo. Pei pascoli privati dirò che non conviene mai lasciar vagare irregolarmente il bestiame, ma che si deve piuttosto far cominciare e terminare il pascolo in un punto, e procedere successivamente fin che la prima porzione pascolata sia nuovamente rivestita d’erba sufficientemente alta. Ciascuna porzione non deve essere pascolata troppo a lungo per non offendere il ceppo delle erbe, e, se si può, non si permetta il pascolo, specialmente al bestiame minuto, quando il terreno sia troppo bagnato.

Il concime che si fa nei casolari di riparo durante la notte sia posto in luogo di facile trasporto sul prato, e dove le pioggie non possano dilavarlo e trascinarlo in basso troppo facilmente; si procuri di mescolarvi della terra e di lasciarlo decomporre ben bene, perchè in tal modo nello spanderlo penetra e resta più facilmente entro i pori della cotica. Spargendolo grosso, l’acqua ed il vento diminuiscono di molto il vantaggio del concime.

Allorquando si vede vicina la caduta delle nevi, si darà l’ultima passata al pascolo, e si dovranno mano mano concimare le porzioni pascolate. Questa operazione serve ad utilizzare alcuni momenti di ozio, e fatta per tempo difende maggiormente la cotica dal freddo, ed è tanto più conveniente ove la neve, cadendo presto o lasciando tardi in libertà il terreno, dovrebbesi concimare in primavera quando si hanno altre occupazioni, riuscendo anche di minor profitto per la stagione già troppo avanzata, e perchè il vento ed il sole asciugherebbero di troppo il letame. Sparso invece il concime in autunno si conserva sotto le nevi senza svaporare, ed ha maggior tempo di penetrare nel terreno.

Molti prati naturali, specialmente quelli sugli alti monti, che crebbero sotto il riparo delle foreste, quando le piante siano tagliate, soffrono maggiormente la siccità e specialmente il freddo, per cui non maturando i semi dell’erba primaticcia, a poco a poco sorgono erbe od arbusti più legnosi e duri, che finiscono col ridurre il pascolo in un terreno pieno di cespugli; tale è la sorte dei pascoli comunali molto alti sui monti. In questi abbisogna tardare più che si può il primo taglio od il primo ingresso del bestiame, acciò le erbe negli anni favorevoli possano maturare i semi, ed abbisogna levare [p. 430 modifica]a mano le erbe più dure o gli arbusti che si vedono crescere.

Ora dovrei parlarvi dei prati naturali del piano, i quali quando non siano suscettibili d’essere irrigati, io non li considero convenienti se non dove il clima sia per sè abbondante di pioggie regolari, ed il terreno fresco, ma non troppo argilloso. Ma siccome a questi prati naturali, irrigabili o no, spettano le stesse cure dei prati artificiali, così vi serviranno le norme che darò per questi ultimi.