Trattatelli estetici/Parte seconda/XIV. L'età delle traduzioni

Parte seconda - XIV. L'età delle traduzioni.

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XIV.

L’ETA’ DELLE TRADUZIONI.

Due sono l’età convenienti al tradurre, le due più opposte, la prima gioventù e la [p. 93 modifica]vecchiaia. La giovinezza perchè sprovveduta d’idee proprie, e mutabile per natura, volentieri abbraccia i pensieri d’altrui, e se ne informa. Il traduttore giovane non ha da loltare con se stesso, oltre che coll’autore di cui vuol ripetere con altra lingua i concetti; quando l’uomo in cui si radicarono alcuni pensamenti, e che già si è abituato a vedere gli oggetti fisici e intellettuali nella propria maniera, potrebbe paragonarsi ad un soldato che ne venga alle prese col nemico con indosso molto greve armatura. Doppia è la fatica ch’egli deve durare nella battaglia.

I vecchi racquistano molte abitudini dell’infanzia; tolte alcune singolari eccezioni, ritornano ad una specie di mobilità ragazzesca, la quale per altro ha un fondamento di debolezza che va d’ora in ora aumentando, laddove ne’ giovani (parlo dei giovani che sono destinati a diventar uomini) di giorno in giorno i pensieri si vanno quasi dirò costipando, ed acquistando quella saldezza che cagiona l’immutabilità. Mancando ai vecchi la vivacità de’ giovani hanno in cambio tutti gli aiuti dell’esperienza, per guisa che ciò che da questi si fa per benefizio della natura, da quelli si ottiene col soccorso dell’arte. Vi sono due specie di frasi (non tutti i miei lettori vorranno dare a questa parola tutta l’ampiezza del significato che intendo), alcune spontanee, suggerite dalla freschezza e fecondità della mente; altre trovate dallo studio, e che sono [p. 94 modifica]risultamento delle fatte osservazioni e dell’abitudine presa nel comporre. In una parola il giovane assai di leggieri consente nelle fantasie e nelle passioni del suo autore; il vecchio, dopo averne afferrato l’intenzione, scompone industriosamente il lavoro per indi rifabbricarlo.

C’è una specie di relazione anche in questa parte degli studii con ciò che costumasi ordinariamente nel resto della vita. Giovani e vecchi sono per lo più inclinati al tradurre. I giovani traducono imitando ciò che veggono in altrui, e da cui rimangono più vivamente colpiti; i vecchi ricopiando se stessi, e rifacendo con caricatura le abitudini di un altro tempo, senza punto curarsi delle mutazioni accadute nel mondo. Parte di questa imitazione è il continuo lamentare ch’essi fanno la felicità degli anni passati, vivendo, come dice il Tasso in altro argomento, di memoria vieppiù che di speranza; quantunque un poeta più antice, e de’ più famosi, dice, che la speranza si trova a preferenza ne’ vecchi.

Sarebbe però male gravissimo se mancassero dal detto al fatto queste quasi diremo vive reliquie dei tempi andati; mancherebbe a quei giovani che passano pel cammino della vita colla testa rivolta al cielo, ed usano convenientemente della propria ragione, uno dei punti necessarii al confronto. I libri sono belli e buoni custodi del passato, ma ci sono infinite partico[p. 95 modifica]larità che non possono essere registrate nei libri. Oltre che il mondo non è fatto semplicemente pei letterati. Occorrono anche questi libri moventisi ed animati, che si affaccino continuamente alla vista della moltitudine per ammaestrarla, che senza essere interrogati rispondano, che congiungano in sè alla teorica la cfficacia dell’esempio.

Per altra parte è pur bene che i giovani rappresentino ai vecchi i risultamenti dell’età antecedente, che cominciano attualmente a germogliare e fruttificheranno nella posteriore. In questo modo la interminabile catena delle umane vicissitudini si trova d’anello in anello mirabilmente procedere per cause ed effetti. Si suole ordinariamente accusare la gioventù come volubile, la vecchiaia come testereccia. Salvo le eccedenze che sono sempre censurabili, molto sarebbe tolto alla bella armonia dell’universo spogliando queste due età delle loro particolari inclinazioni. Oltre che, in quali pensieri deve arrestarsi la giovinezza, se non ne ha ancora fatto il saggio? E per altra parte, se la vecchiaia non sa attenersi a quanto le fu dato di apprendere negli anni precedenti, in qual tempo potrà liberarsi dalle dubbiezze? Siano i giovani gli acuti, i vecchi concorrano coi loro gravi alla piena composizione della musica maravigliosa e istruttiva che danno le morali consonanze e dissonanze del mondo.