Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo/Prefazione

PREFAZIONE

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Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo CAPITOLO I.

[p. 5 modifica] Chiesa della SS. Trinità di Saccargia.

PREFAZIONE.

Io dirò in queste pagine di quell’arte che, svoltasi in Sardegna dal XI al XIV secolo, ebbe per fine un’intensa ricerca della squisitezza e del bello, perpetuando le antiche forme e conservando intatto nella pietra e nel marmo il pensiero latino.

I nostri monumenti non hanno quasi affatto precedenti d’indagini artistiche, e le notizie che su di essi ci diede lo Spano, il quale rivolse la sua attività ai prediletti studi sulle antichità classiche, non valsero a schiarirne le vicende storiche.

Quindici anni di continue ricerche, di rilievi e di restauri mi fecero apprezzare ed amare questi edifici, che sono i titoli di nobiltà della nostra terra; e quest’amore e la poca, se non nessuna, notorietà ch’essi hanno, m’indussero a questo tentativo di storia artistica sarda, che, ritengo, non riuscirà discaro agli studiosi, poichè esso viene, almeno in parte, a colmare una lacuna nella storia della civiltà nostra ed a portare un contributo di nuove forme alla storia dell’arte italiana.

Castelli eretti su per le balze montuose, chiese sparse per le più [p. 6 modifica]fertili valli s'impongono per un'arte schiettamente originale e sincera, senza quelle aggiunte che in altre regioni più ricche deturparono le più belle manifestazioni d'arte medioevale.

Certe forme arcaiche dell'architettura romanico pisana, che nella stessa Pisa, la nostra madre in arte, vennero nel XIII secolo coperte o distrutte per dar luogo alle ricche strutture a gallerie, si mantennero integre nel nostro suolo, in un ambiente primitive che ne forma degna e suggestiva cornice.

Avanzi di un fortunoso periodo, esse non valgono solamente alla conoscenza del passato, ma s'intrecciano e s'innestano alla parte più bella e più nobile della vita italiana, tramandandoci, attraverso ottocento anni di signoria straniera, l'anima italiana con l'arte, che da Roma trasse le forme più vitali e dalla Toscana la leggiadria e l'incantesimo.

Questi monumenti, ai quali artefici medioevali impressero forme classicamente vaghe, ci sono oltremodo cari, perchè furono i legami che avvinsero alla madre patria la nostra isola, sulla quale imperverso la barbarie feudale, sorretta dalla tracotanza del dominio d'Aragona. Essi parlano del loro passato e narrano, a chi ne sente la solenne eloquenza, le vicende di tre secoli.

Le armi scolpite nelle mura di Cagliari e nelle sue belle torri ci narrano la potenza dell'ardita repubblica di mercanti, l'arte di Capula architetto, il calore e la temerità dei Capraia, la virtù degli Scacceri.

Mai come allora l'isola nostra fu avvinta al pensiero ad alla vita italiana: l'aquila dei Donoratico in molte chiese del Sulcis rievoca la fosca tragedia: il giudice Nino di Gallura detta al poeta il bel canto dell'amicizia: Lapo Saltarelli, il dissoluto messer di Firenze, al quale Dante succedette nel priorato, dopo avventurosa vita, termina i suoi giorni nel chiostro di S. Francesco di Cagliari, Fra Comita, Michele Zanche, Corrado Malaspina, tutta una coorte di personaggi danteschi, trassero dalle lolle isolane la forza che die loro eterna vita.

Le vecchie mura del Castello di Cagliari, il formidabile baluardo ghibellino innalzato dalla potestà di Pisa, le pietre di cento manieri, che [p. 7 modifica]elevano tutt'ora al cielo le alle torri, ci narrano gli eroismi e le arditezze delle più illustri famiglie di gentil sangue latino: dei Capraia, dei Massa, dei Doria, dei Malaspina, dei Gualandi, dei Visconti.....

Ed in questi castelli, in queste chiese, che m'accingo ad illustrare per il fascino derivante da lunga consuetudine e per affetto alla mia isola, i maestri Anselmo, Guantino, Capula, Piacentino, Guglielmo ed altri ignoti artisti italiani, svolsero, col marmo di Carrara coi calcari, e colle trachiti sarde, un poema augurale per la gloria di Pisa, che, gentile intermediaria in questa rinascita, ancora una volta riuniva noi isolani alle genti italiane in un unico sentimento ed in un unico nome.


Lampada cristiana nel Museo di Cagliari.