Specchio di vera penitenza/Distinzione prima/Capitolo primo

Distinzione prima - Capitolo primo

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CAPITOLO PRIMO.


In prima, secondo l’ordine preso, si dee dire che cosa è penitenzia; della quale dice santo Ambruogio: Poenitentia est mala praeterita plangere, et plangenda iterum non committere. (De Paenitentia, d. 3.) Dice che penitenzia è i mali passati, cioè i peccati commessi, piangere, e per innanzi non ne commettere più, per li quali piangere si convegna. Questo medesimo dice santo Gregorio: Poenitere est ante acta peccata flere, et flenda iterum non committere. Una medesima sentenzia è. E dice san Tommaso, che per le sopraddette parole si dimostra che cosa è penitenzia per gli suoi effetti, che sono due: l'uno ragguarda lo peccato passato, e però dice che si debbono i peccati passati piangere; l’altro effetto ragguarda il peccato per lo tempo che ha venire, e però dice che non si debbono commettere più, per li quali piangere si convegna. E intendesi questo secondo detto quanto al proponimento; cioè che colui che ha vera penitenzia, come si dee dolere e piangere de' peccati passati, così dee avere proponimento di guardarsene per innanzi. E se pure interviene che altri poi in peccato ricaggia, nondimeno la prima penitenzia fu valevole. Conviensi da capo, de' peccati in che altri è ricaduto, similmente fare e avere penitenzia, non ostante1 quello che pare che dicano alcuni, come dice il Maestro delle Sentenzie di santo Agostino, e santo Isidoro e santo Gregorio e alcuni altri, de’ quali anche fa menzione il Decreto nel [p. 11 modifica]tratto della Penitenzia; i detti de' quali si vogliono sporre e intendere, non riferendo a diversi tempi, ma ad uno medesimo tempo. Quelli che dicono ch'è peccati passati si debbono piangere, e per innanzi non farne più: cioè a dire, che per quello medesimo tempo che altri si duole e piange il peccato commesso, non dee fare né avere più intendimento di fare quello medesimo peccato del quale si pente d'avere fatto, o altro grave peccato per lo quale pentere o fare penitenzia si convenga. Ma pure se intervenga che anche pecchi, o ricaggiendo in quello medesimo peccato o in altro, fu valevole la prima penitenzia e sarà valevole la seconda, e quantunche se ne faccino infino alla morte. Chè la divina misericordia, considerando l'umana fragilità, ha provveduto che 'l sacramento della Penitenzia, non pure una volta come il Battesimo, si possa fare e ricevere, ma tante volte quante si pecca, durando la vita. La qual cosa diede ad intendere Iesu Cristo a san Piero, domandandolo2 egli: Quoties peccabit in me frater meus, et dimittam ei? usque septies? Non dico tibi usque septies, sed usque septuagies septies. Domandòllo san Piero quante volte si dovesse perdonare il peccato, e se bastava sette volte; e Iesu Cristo, misericordioso e cortese, disse: Non pure sette volte, ma settanta volte sette; che tanto è a dire: Tante volte gli perdona quante pecca, o peccare puote, tornando egli a penitenzia. Avvegna che molto è più grave il peccato nel quale l'uomo ricade dopo la penitenzia, che non fu il primaio, per molte ragioni ch'e'Santi n’assegnano, e spezialmente per la ingratitudine della grazia ricevuta da Dio: non che il peccato un’altra volta perdonato per la penitenzia ritorni, ma, quanto allo effetto, per la ingratitudine è più grave molto che ’l primo. La qual cosa volle Iesu Cristo dare [p. 12 modifica]a intendere quando disse nello Evangelio: Cum immundus spiritus exierit ab homine etc., et adducit alios septem spiritus nequiores se etc., et fiunt novissima hominis illius peiora prioribus. Disse che lo spirito maligno che prima era partito dall'uomo per la penitenzia, quando ritorna per lo effetto del peccato nel quale l'uomo ricade, ne mena sette piggiori di sè; e la condizione dell’uomo ricaduto è peggiore che prima. Similemente disse a quello uomo infermo ch'egli avea sanato: Vade, et amplius noli peccare, ne deterius tibi aliquid contingat: Va, e non volere peccare più, acciò che peggio non ti intervenga. Dove nota che disse noli, non volere, e non disse non pecces, non peccare; a dare ad intendere quello ch’è detto di sopra, che a avere penitenzia basta il proponimento di non volere peccare, avvegna che poi si pure pecchi. E come il ricadere nel peccato sia grave e quanti mali faccia all’anima ingrata, più innanzi ordinatamente si dirà.

Note

  1. Il Codice nostro, qui e in altri luoghi: non stante.
  2. Le edizioni che consultiamo ci porgono: quando domandando, o: quando domandandolo. Il nostro Codice sopprime il quando; al quale, secondo noi, avrebbe dovuto più espressamente rispondere: disse o rispose.