Sorella di Messalina/Parte seconda/XII

XII

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XII.

Durante la settimana santa Alberto accompagnò la sua famiglia di quà e di là, in chiese e cappelle, in musei e ristoranti.

Davanti agli altari di Cristo velati di nero le tre donne s’inginocchiavano, mentre i tre uomini stavano in piedi dietro a loro, aspettando che avessero finito di pregare.

Ogni sera Alberto, rientrando solo nelle sue stanze, portava nella rétina la visione di quelle tre donne inginocchiate: il cappellino nero, il cappellino grigio, il cappellino rosso; e le tre nuche dai capelli grigi, dai capelli neri, dai capelli biondi.

Chi sa che cosa domandavano a Dio quelle tre creature? Forse ciò che domandano tutte le donne. La pace? la gioia? l’amore?

Certo la cuginetta dagli occhi ceruli sotto al cappello rosso domandava l’amore. Lo domandava, o pareva domandarlo, a tutti, con tanta timida ingenuità, con tanta soave incoscienza, ch’era difficile (qualora se ne [p. 53 modifica] avesse nel cuore) poterglielo negare. Lo domandava coi gesti e cogli atteggiamenti, coi sorrisi e coi sospiri, coll’arrossire e coll’impallidire; con tutto lo domandava, eccetto che colla parola.

E Alberto, durante quei sette sacri giorni primaverili, vedendola camminare vezzosa e composta accanto a sè, e prendendole con affettuosa intimità il braccio sottile, più di una volta pensò che a quel muto, innocente e appassionato appello sarebbe stato dolce il rispondere.


Ripartirono.

Alberto ritornò nel suo studio e cominciò l’abbozzo di un quadro che doveva intitolarsi «Tre donne preganti».

Dopo un’ora gettò via i pennelli.

Raimonda!... Dov’era? Che cosa faceva?

Durante tutti quei giorni egli non aveva cessato di ripetersi che essa gli era uscita dal cuore; e assai se ne felicitava. Cento volte al giorno diceva a sè stesso con illogico compiacimento: — Se Dio vuole, a quella donna io non ci penso più!

E si meravigliava che gli fosse stato così facile l’oblìo.

Ma ora, ecco — era solo. E guardandosi [p. 54 modifica] nel cuore ritrovò l’imagine di lei: torreggiante, dominatrice, invitta.

Dov’era? Forse in riva alle acque danzanti del mare, con quell’amico grave, pallido, aristocratico, ch’egli aveva veduto passare al suo fianco?...

Alberto strinse i denti e i pugni e giurò a sè stesso che non l’avrebbe riveduta mai più.


Quella sera stessa ritornò a lei.