Filosofia

Ardigò al Martini da Vienna ../ ../2 IncludiIntestazione 8 aprile 2011 100% Filosofia

Lettere Lettere - 2

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1.


(I martiri di Belfiore, di Alessandro Luzio, 1905, vol. II, pag. 296 e seguenti).

Sfogliando il carteggio del Martini trovo un grosso pacco di lettere, su cui egli ha segnato di suo pugno: Parocchi e Ardigò... Roberto Ardigò... mandato a Vienna nell’autunno del 1854, vi si sentì a disagio e pel clima e pel genere degli studj, più atti ad ingombrare la mente con una folla di cognizioni, che non a conferirle indipendenza e maturità di pensiero.

«Trovai ― scrive il 2 ottobre al Martini — cordialissimi i superiori e buoni in generale i compagni, uno dei quali anzi (è un frate di Padova) mi ha sorpreso per la carità veramente evangelica con cui mi ha ajutato in quello che mi occorreva. Ma mi toccò la più brutta camera dello stabilimento, malinconica, senz’aria e senza luce; e non meno è grave a me di dovere, siccome ultimo di rango nello stabilimento, almeno per un mese andare a dir messa alle 11 nella cappella di Corte... Per ottenere la laurea dottorale bisogna fare quattro esami: cioè primo di studi biblici, comprendenti oltre l’archeologia, l’esegesi e l’ermeneutica, anche le lingue greca, ebraica, caldaica, arabica e siriana; secondo, di storia ecclesiastica e diritto canonico; terzo, di dogmatica; quarto, di morale e pastorale. È libero cominciare da quello che più aggrada. Ora [p. 242 modifica]ecco come io ho ragionato. A fare tutti questi studi occorrono un quattro anni circa e fatti che pur siano, si è bensì ottenuta la laurea dottorale, ma non una scienza profonda di nessuna di queste materie, perchè per fare gli esami si studiano direi quasi materialmente gli scritti dei professori e certo, essendo tanta la materia, altro non si può fare. Io dunque ho detto: comincierò dalla dogmatica, la studierò con particolare attenzione ed impegno e poi farò l’esame in questa. In seguito, o si vorrà che io studi per ottenere la laurea (della quale però io non sono punto smanioso) e posso continuare lo studio delle altre scienze, o si pensa che io debba impiegare meglio il mio tempo seguitando gli studi speculativi, e posso, fatto l’esame di dogmatica, essere richiamato. Mi saluti Parocchi... e gli raccomandi di procurami gli scritti del P. Passaglia.»

Ma già una settimana dopo il suo organismo aveva ricevuto tali scosse dalla rude e incostante temperatura viennese, che l’Ardigò scriveva angosciato al Martini: «Faccia in modo, Monsignore, che io possa tornare a Mantova, onde almeno, se ho da partire da questa vita, non sia senza poterla vedere». Cadeva in continui svenimenti. Il cervello andava soggetto ad aberrazioni. Sicchè l’11 ottobre, senza aspettare risposta da Mantova, partì per l’Italia, dietro parere del medico «che non poteva più, senza grave pericolo, trattenersi a Vienna».