Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Natura ed arte

Parte seconda - Natura ed arte

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NATURA ED ARTE

o

IL PESCATORE COPAICO


Abbiate, limpid’onde,
     Pietà di me, canuto
     E debol vecchierello!
     Dal lavorar notturno
     5E dalla veglia lasso,
     All’ affamata prole
     Ed alla moglie reco
     La bella e ricca preda,
     Dal vostro sen ritolta:
     10Non impedite ’l corso
     Del troppo carco schifo.
     Deh! mostratevi degne
     Figlie dell’almo padre,
     Che generoso nutre
     15I limitrofi campi ....
Voi non prestate orecchio
     Alla preghiera mia.
     Eppur non mi rammento
     D’avervi offese mai.
     20Io mai non misi inciampo
     Ai giuochi vostri, e mai
     Argin molest’opposi
     De’ vostri flutti al corso.
     Nell’ultima burrasca
     25M’involaste la sola
     Agnellina, che incauta
     Errava nel deserto
     E vuoto letto vostro.
     Era quell’agnellina
     30De’ figli miei meschino
     Ed unico trastullo;
     Men vendicai fors’io?
     Deh! siate a me benevoli,
     Cessate, onde fatali,
     35L’impeto vostro: fate
     Che al lido illeso io giunga,
     Sì che la moglie acqueti
     E l’inquïeta prole,
     Che di mia lunga assenza
     40E si duole e si lagna...
Ma voi schernite, o crude,
     Le mie fervide preci,
     E un’onda l’altra incalza
     Sul mio frale naviglio
     45Sì che, urtato a vicenda,
     Dalla spiaggia è respinto.
     Di me pietà vi prenda!
     Odo de’ figli il pianto,
     Che per lo padre tremano:
     50Già vedo della sposa
     Impallidir le gote!
     Cessate, onde, cessate
     Il crudo giuoco vostro!...
Ma che? le preci inutili?
     55Voi più ferocemente
     Il mio naviglio urtate?
     Sfacciata, infame stirpe,
     M’impedirai tu dunque
     L’approdar quand’il voglio
     60Al desïato lido?...
Inutili, lo veggo,
     Son le preci con voi;
     Adoprerò la forza.
     Su, su! la man senile
     65Dal lavorar notturno
     È affaticata, è vero:

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     Ma non sperate, o insane,
     Trar vostr’impresa a fine.
     Alzatevi, rabbiose,
     70Doppiate, radunate,
     Tutte le forze vostre
     Contro lo schifo mio
     Mal sicuro e sdrucito,
     Non temo, io no. Ma voi
     75Meco azzuffarvi ardite?
     In un sol modo a voi
     Dato è muovervi, o stolte:
     Fra voi non entra a parte
     D’ampissimi tesori
     80Di salde conoscenze,
     Dall’avo accumulate,
     Il giovine nipote,
     Ch’egli a vicenda un giorno
     Trasmetterà, con ricca
     85Aggiunta, alla sagace
     Industrïosa stirpe,
     Avida di scoperte.
     Di stolti padri stolta
     Progenie, sol un modo
     90Di guerra conoscete,
     Ossequïose serve
     De’ capricciosi venti,
     Che a grado lor vi spingono.
     E contrastate or meco,
     95Figlio e alunno dell’Arte
     Che difendersi puote
     In mille e mille guise?...
Sfogate, poderose,
     Irresistibil’onde,
     100L’ira, vostra sfogate!
     Impavido sul dorso
     Di voi sorge il mio schifo,
     Quasi lieve farfalla
     Che gaja ed a bell’agio
     105Svolazza sopra fiori.
     Su, su, prosapia invitta,
     Spiega l’immensa possa!
     E in men ch’i’ non tel dico,
     A scorno tuo io scendo
     110Salvo sul lido algoso,
     E a debol tronco io lego
     Con più debole fune
     Il tanto odiato schifo...
Io Signor vostro nacqui,
     115E tal sarommi io sempre.
     L’avo mio da gran tempo
     Studiò nell’onda cheta
     D’un limpidetto stagno
     Il nuotar di duo cigni,
     120Ed inventò lo schifo
     Col timone e coi remi.
     Altro avo mio v’aggiunse
     Provida vela, e il mio
     Genitor più felice
     125V’aggiunse altre scoperte ...
E voi, superbi venti,
     Apprendete, che spesso
     Il cigno, le native
     Paludi abbandonando,
     130Intrepido s’arrischia
     Fin negli eterei campi
     A singolar tenzone
     Coll’aquila reale.
     Libero pur lasciate
     135All’insolenza il freno.
     Forse non è lontano
     Il dì, ch’un figlio mio
     Forzeravvi a innalzare
     Sull’orgogliose spalle
     140Quel frale mio battello,
     E, Re dell’etra vinta,
     Percorrerà sicuro
     Il nuovo impero suo,
     Ridendosi de’ vani
     145Vostri sforzi ritrosi
     Al par di me, ch’insegno
     Rider dell’ira vana
     Dell’onde, e alfine approdo
     Al contrastato lido.