Rime nuove/Libro V/Da la qual par ch'una stella si mova

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Libro V - Da la qual par ch'una stella si mova
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LXXI.
Da la qual par ch’una stella si mova
Guido Cavalcanti.


Era un giorno di festa, e luglio ardea
Basso in un’afa di nuvole bianche:
Ne la chiesa lombarda il dí scendea
4Per le bifori giallo in su le panche.
Da la porta arcuata, che i leoni
Millenni di granito ama carcar,
Il rumor de la piazza e le canzoni
8E i muggiti veniano in fra gli altar.

La messa era cantata, ed i boati
De l’organo chiamavano il Signore.
In fondo de la chiesa due soldati
12Guardavan fisi ne l’altar maggiore.
Tra quella festa di candele accese,
Tra quella pompa di broccati e d’òr,
Ei pensavan la chiesa del paese
16Nel mese di Maria piena di fior.

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Sotto la volta d’una bruna arcata,
In tra due rosse colonnette snelle,
Stava la bella donna inginocchiata,
20Giunte le mani, senza guanti, belle.
Umido a la piumata ombra del nero
Cappello il nero sguardo luccicò,
E in un lampo di fede il suo mistero
24Quel fior di giovinezza a Dio mandò.

Io vidi, come un dí Guido vedea,
Uscir da quei levati occhi una stella,
E da i labbri, che a pena ella movea,
28Un’alata figura d’angelella.
La stella tremolando un lume pio
Sorridea, sorridea, non so a che;
Salía la supplicante angela a Dio
32Chiamando in atti — Signor mio, mercé.

Si volse il prete a dire: Ite. Potente
Ruppe il sole a le nubi sormontando,
E incoronò d’un iride scendente
36La bella donna che sorgea pregando.
Corse tra le figure bizantine
Vermiglio un riso come di pudor;
Ma la Madonna le pupille chine
40Tenea su ’l figlio, e mormorava — Amor.