XXXV

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XXXIV XXXVI


 
Dolor, compagno eterno,
nostra speranza, nel sperar già stanca,
com’ al sol neve si consuma e manca.

Nostro dolce pensier, pensando, i’ veggio
5fondato in fragil vetro,
e la mia pena in marmo saldo e vivo.

Da’ begli occhi mercé più non impetro,
sospìr, piango e vaneggio,
solco un profondo mar, nel vento scrivo.

10Amor, di pietà privo,
constrinse ambiduo noi a simil sòrte.