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Rime d'amore

XLVII

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XLVII

Stanca d’aspettarlo, ella talora invoca la morte.

     Io son da l’aspettar omai sí stanca,
sí vinta dal dolor e dal disio,
per la sí poca fede e molto oblio
di chi del suo tornar, lassa, mi manca,
     che lei, che ’l mondo impalidisce e ’mbianca
con la sua falce e dá l’ultimo fio,
chiamo talor per refrigerio mio,
sí ’l dolor nel mio petto si rinfranca.
     Ed ella si fa sorda al mio chiamare,
schernendo i miei pensier fallaci e folli,
come sta sordo anch’egli al suo tornare.
     Cosí col pianto, ond’ho gli occhi miei molli,
fo pietose quest’onde e questo mare;
ed ei si vive lieto ne’ suoi colli.