Poesie (Ragazzoni)/Parte terza/L'Apoteosi dei culi d'Orta
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Culi d’Orta, esultate! O culi avvezzi,
quando mettete a nudo il pensier vostro,
a cercare un asil con tutti i mezzi,
come pudiche monache in un chiostro;
5culi costretti ai luoghi ignoti e soli
all’ombra dei deserti muriccioli;
Culi che conoscete la puntura,
fra i grigi sassi dell’audace ortica,
onde se avvien che in qualche congiuntura
10udiate il passo di persona amica,
e voi, timidi, al pari di lumache
tornate a rimpiattarvi nelle brache;
Culi randagi, che un desio ribelle
spinge talora a pitturar sul Monte
15i bei pilastri delle pie cappelle;
culi d’Orta, levate alta la fronte!
finito è il tempo più malvagio ed empio:
Orta vi eresse finalmente un tempio.
O che cuccagna, culi miei, che bazza!
20Non più i luoghi remoti o il nudo scoglio,
ma la gloria e il trionfo della piazza:
non più gli anditi bui, ma il Campidoglio.
O culi, voi ben lo potete dire
che vi è spuntato il sol dell’avvenire.
25Per amor vostro mani premurose,
che d’ogni pianto asciugano le stille,
han tratto fuori da miniere ascose
dei biglietti magnifici da mille,
e, per il buco vostro, con islancio,
30ne hanno fatto uno pure nel bilancio!
Lodate dunque, culi d’Orta, i cieli!
Cularelli innocenti degli asili,
immensi tafanari irti di peli,
culi di tutti i sessi e tutti i stili,
35ognuno di voi parli in sua favella,
come la pellegrina rondinella.
E ognun colla sua voce naturale,
sospir di flauto, sibilo di fiomba,
sussurro di strumento celestiale
40o rauco suono di tartarea tromba,
ognuno, in segno di ringraziamento,
innalzi verso il cielo il suo contento.
E tu paese mio, Orta, che sogni
tra il lago azzurro e la collina verde,
45che, provvido a ogni sorta di bisogni,
accogli frati al Monte e in piazza... merde,
esulta, perché il cielo a te propizio
non lasciò mancar nulla all’orifizio.