Poesie (Fantoni)/Idilli/XV. Il bacio

XV. Il bacio

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XV

Il bacio

1
     Sopra un letto d’erbetta, in grembo ai fiori,
sotto una siepe di selvagge rose,
dormiva all’ombra la vezzosa Clori
nell'estive del giorno ore noiose;
e i sonni suoi, con dolce mormorio,
lusingavan tremanti e l’aura e il rio.
2
     Elpino, dietro della siepe ascoso,
la pastorella sua guata furtivo;
or sul labbro si perde, or tra il geloso
lino del sen con vezzeggiar lascivo;
or su l’incerto piede il passo inclina,
or s’avanza, or s’arretra, or s’avvicina.
3
     Curvo sul tergo va tenton col piede
e brancolando con la man; s’arresta
spesso sul passo, ancor sospeso, e crede
Clori, al susurro delle frondi, desta;
ma, reso accorto dell’inganno, ride
del suo timor, s’avanza e poi s’asside.
4
     Amor l’invita: timidetta stende
la man sul colmo petto e il vel divide,
ed, ahi, qual vista! Irresoluto pende
su quel che far ei dee, su quel che vide,
e la languida destra sbigottita
erra nei moti suoi lenta e smarrita.

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5
     Tepido fiato, che dal labbro fuora
su le nevi del sen fugge scherzoso,
fé’ dolce invito al pastorello allora:
il famelico labbro desioso
su la bocca socchiusa avido spinse;
cadde sul bacio e nel cader la strinse.
6
     Clori si scosse e le nervose braccia
da sé respinse palpitando: il ciglio
bieco rivolse, e l’inquieta faccia
di rosa tinse nel candor del giglio.
Volea mostrar che il bacio altrui le spiacque,
volea sdegnarsi; ma non seppe, e tacque.