Pensieri e discorsi/La ginestra/Introduzione

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La ginestra La ginestra - I

[p. 87 modifica]Imaginiamo d’essere trasportati al 1835, e di conoscere di Giacomo Leopardi quello che allora il pubblico poteva conoscerne, cioè quanto ne abbiamo fin ora 1 alle stampe, meno il Tramonto e la Ginestra. Leggiamo l’ultima delle operette morali: il dialogo di Tristano e un amico. Già il dialogo è alla sua fine. Dice Tristano: “Se ottengo la morte, morrò così tranquillo e così contento come se mai null’altro avessi sperato nè desiderato al mondo. Questo è il solo beneficio che può riconciliarmi al destino...„

L'amico tace. Egli sente sopra il capo senile del giovane poco più che settilustre il ventilare delle ali della bellissima fanciulla. La fronte dell’aspettante è eretta, il suo cuore ha gettato da sè ogni vana speranza. La fanciulla che sottoporrà dopo due anni il suo vergineo seno a quel volto esile e smunto, la fanciulla non ha per mano il suo gemello, ch’ella gode

Accompagnar sovente;
E sorvolano insiem la via mortale.

[p. 88 modifica]Tristano continua e conclude; “Se mi fosse proposta da un lato la fortuna e la fama di Cesare e di Alessandro netta da ogni macchia, dall’altro di morir oggi, e che dovessi scegliere, io direi, morir oggi, e non vorrei tempo a risolvermi„.

L'amico tace. Ma ogni lettore di Giacomo Leopardi si sente a questo punto di prendere le parti di quel freddo personaggio di giudizio, e parlare al poeta. Io voglio parlare per lui. Il poeta è presente nell’opera sua, usque recens. Voglio parlare al poeta, e dirgli:


Note

  1. Lo “Zibaldone„ non era ancora edito, quando scrivevo queste parole.