Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/963

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[p. 300 modifica] a portata che qualsivoglia altra nazione, di giudicarne.

Siccome ciascuno pensa nella sua lingua o in quella che gli è piú famigliare, cosí ciascuno gusta e sente [p. 301 modifica]nella stessa lingua le qualità delle scritture fatte in qualunque lingua. Come il pensiero, cosí il sentimento delle qualità spettanti alla favella sempre si concepisce e inevitabilmente nella lingua a noi usuale. I modi, le forme, le parole, le grazie, le eleganze, gli ardimenti felici, i traslati, le inversioni, tutto quello mai che può spettare alla lingua in qualsivoglia scrittura o discorso straniero sia in bene, sia in male, non si sente mai né si gusta se non in relazione colla lingua famigliare, e paragonando piú o meno distintamente quella frase straniera a una frase nostrale, trasportando quell’ardimento, quella eleganza ec. in nostra lingua. Di maniera che l’effetto di una scrittura in lingua straniera sull’animo nostro è come l’effetto delle prospettive ripetute e vedute nella camera oscura, le quali tanto possono essere distinte e corrispondere veramente agli oggetti e prospettive reali, quanto la camera oscura è adattata a renderle con esattezza; sicché tutto l’effetto dipende dalla camera oscura piuttosto che dall’oggetto reale. Cosí dunque accadendo rispetto alle lingue (eccetto in coloro che sono già arrivati o a rendersi familiare un’altra lingua invece della propria, o a rendersene familiare e quasi propria piú d’una con grandissimo uso