Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/782

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[p. 182 modifica] sieno piú adoperabili effettivamente né servibili in nessuna occasione, né merce mai piú realizzabile. Queste perdute, infinite altre che, sebbene dimenticate e fuor d’uso, sono però ricchezza viva e realissima (come spesso necessarissima), perché chiare a chiunque e ricevute facilmente e naturalmente dal discorso e dagli orecchi di chi si voglia, ma tuttavia sono abbandonate e dismesse per ignoranza della lingua, la quale in chi maggiore, in chi minore, in quasi tutti si trova, perché il pieno possesso dell’immenso tesoro della lingua non appartiene oggi a nessuno, neanche de’ piú stimati per questo, finalmente la mancanza delle voci nuove, adatte e necessarie alla novità delle cose, costringono gli scrittori d’oggidí a ricorrere alla barbarie, trovando la lingua loro del tutto insufficiente ai loro concetti, benché sempre poverissimi, triti, ordinari, [p. 183 modifica]triviali, ristrettissimi, scarsissimi; e benché spesso, anzi per lo piú vecchissimi e canuti.

Conchiudo che la giudiziosa novità (e massime tutta quella che si può derivare dalle nostre stesse fonti), l’arruolare al nostro esercito