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*   Quel tanto trasportar parole greche di netto in latino, che fu di moda ai buoni secoli del Lazio (anche appresso i piú antichi latini scrittori, come dal francese parimente assai i nostri antichi italiani), dovea pur produrre l’istesso senso che produce ora in noi la moda di usar parole francesi in lingua italiana; moda tanto antica fra noi quanto appresso i latini cioè cominciata coi primi nostri scrittori, ma ora tornata in voga come ai tempi d’Orazio e massimamente di Seneca, Plinio ec.; dove pare (e vedi quello che dice Seneca della voce analogia) che fosse considerata come una barbarie siccome presentemente, quantunque avesse per se tanti esempi antichi, come fra noi anche di parole ora risibili, per esempio frappare per battere, vengianza nell’Alamanni (Girone) piú volte e senza necessità di rima, e parecchie altre di questo andare nello stesso poema ec. Se non che forse allora come adesso sarà cresciuto quel gusto e divenuto senza giudizio, e [p. 173 modifica]diffusosi alle forme ec. e divenuto nocevole al genio nativo della lingua. Vedi p.312.


*   Si suol dire che leggendo certi autori semplici, piani, spontanei, fluidi, facili, disinvolti, naturali ec., pare a tutti di saper far cosí, che poi alla prova si vede come sia falso. Ma leggendo Senofonte par proprio che tutti scrivano cosí e che non si possa né sappia scrivere altrimenti, se non quando si passa da lui a un altro scrittore o da un altro scrittore alla lettura di esso. Perché gli altri scrittori si capisce che son semplici, in Senofonte non si scorge neppur ciò.


*   Nella gran battaglia dell’Isso, Dario collocò i soldati greci mercenari nella fronte della battaglia, (Arriano l. 2, c. 8, sez. 9; Curzio, l. 3. c. 9, sez. 2), Alessandro i suoi mercenari greci proprio nella coda, (Arriano c. 9, sez. 5). Curiosa e notabilissima differenza e da pronosticare da questo solo l’esito della battaglia. Perché era chiaro che tutta la confidenza dei Persiani stava in quei trentamila greci, e pure eran greci anche i mercenari d’Alessandro (Arriano c. 9, sez. 7) ed egli li poneva alla coda. Quindi è chiaro ch’egli confidava piú nel resto che in questi, e quello che era il piú forte dell’esercito Persiano era il piú debole del Macedone. E Dario si fidava piú del valore dei mercenari che di coloro che combattevano per la loro patria e avea ragione: Alessandro avendo gli stessi mercenari