Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1595

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[p. 254 modifica] di avere sugli altri e cerca di tirarne per se tutto quel partito che può. S’egli è piú forte, fa uso della sua forza. Il piú debole si raccomanda, e segue la strada che piú giova e piace agli altri, per cattivarseli. Il forte non abbisogna di questo. Ecco l’abuso de’ vantaggi. Abuso inevitabile e certo, posta la società. Cosí dico de’ potenti ec., i quali non ponno essere virtuosi. Ne’ privati a me pare che non si trovi vera affabilità, vera e costante amabilità e facilità di costumi, interesse per gli altri ec., se non che nei brutti, in chi ha qualche svantaggio, è nato in bassa condizione ed assuefattoci da piccolo, ancorché poi ne sia uscito, è povero o lo fu, ovvero negli sventurati.

Ora domando io. Sono vantaggi o non sono, la bellezza, [p. 255 modifica]l’ingegno ec. ec.? La virtú ec. un certo buon ordine ec. ec. sono o non sono voluti dalla natura? (Questo è certo, perché il fanciullo e il giovane v’é sempre inclinato). Che strana contraddizione è dunque questa che nello stato di società i vantaggi naturali e acquisiti sieno quasi assolutamente incompatibili colla bontà de’ costumi? che per trovar questa, bisogni