Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1126

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[p. 424 modifica] tanto sono lungi dal credere che la desinenza in ivi di quel perfetto fosse primitiva, che anzi stimo che anche la desinenza antichissima del perfetto indicativo della prima congiugazione non fosse avi, ma ai, né si dicesse amavi, ma amai, dissillabo secondo il sopraddetto. Nel che mi conferma per una parte l’esempio dell’italiano che dice appunto amai (e richiamate in questo proposito quello che ho detto p. 1124, mezzo), (come anche udii) e del francese che dice j’aimai; per l’altra parte, e molto piú, l’esser nota fra gli eruditi la non grande antichità della lettera v, consonne que l’ancien Orient n’a jamais connu (Villefroy, Lettres à ses Élèves pour servir d’introduction à l’intelligence des divines Écritures: lettre 6, à Paris 1751, t. I, p. 167). Vedi p. 2069, principio. E lasciando gli argomenti che si adducono a dimostrare la maggiore antichità de’ popoli orientali rispetto agli occidentali e la derivazione di questi e delle loro lingue da quelli, osserverò solamente che la detta lettera manca alla lingua greca, colla quale la latina ha certo comune l’origine, [p. 425 modifica]origine, o derivi dalla greca, o le sia, come credo, sorella. E di piú dice Prisciano (lib. I, p. 554, ap. Putsch) (cosí lo cita il Forcellini, init. litt. 4; nella mia ediz. del quattrocento sta p. 16, fine) che anticamente la lettera u multis Italiae populis in usu non erat. E che il v consonante fosse da principio appo i latini una semplice