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grandissime erano assicurate, e il pubblico cominciava a fare spallucce dicendo ch’era una stupenda pubblicità anche quella. Ma intanto tutti correvano al Paradiso per le voci sparse, chiamati incessantemente da codesti bazar che avevano presa tanta importanza nella vita pubblica. Aveva tutte le fortune quel Mouret! Parigi salutava la sua stella e accorreva a vederlo in piedi, dacché le fiamme pensavano ora a liberarlo dalla concorrenza: e già si contavano i guadagni della stagione, valutando quanta piú gente sarebbe andata da lui, perché il magazzino rivale aveva dovuto chiudere. Per un po’ il Mouret, turbato dal vedersi nemica una donna, quella Desforges cui doveva per una parte la sua fortuna, s’era sentito inquieto. E gli dava noia anche il barone che si divertiva a impiegare i danari in tutt’e due gli affari. Ma piú s’arrabbiava di non avere avuta una bella idea del Bouthemont: o che quel bontempone non s’era fatti benedire i magazzini dal curato della Maddalena, seguito da tutto il suo clero? Una cerimonia meravigliosa, una pompa religiosa che era andata dalle sete ai guanti! Dio caduto tra le mutande da donna e le sottovesti; ciò che non aveva impedito al tetto di bruciare, ma che valeva un milione d’annunzi, tanto il colpo era da maestro. Il Mouret, d’allora in poi, pensò di far venire l’arcivescovo.

Sonavano le tre all’orologio ch’era sulla porta. Nella folla delle ore pomeridiane, quasi centomila avventori si pigiavano per le gallerie e per le scale. Fuori, i legni occupavano da un capo all’altro Via Dieci Dicembre; e dalla parte dell’Opéra, un’altra densa fila stava nella strada cieca, da cui doveva poi nascere il nuovo viale.


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