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zola |
— Zio mio, non potete restare cosí! Bisognerebbe uscirne in qualche modo!
II Baudu, senza fermarsi, rispose:
— Certo! ma che devo fare? Ho cercato di vendere e nessuno è venuto... Una mattina o l’altra chiudo bottega e me ne vado.
Lei sapeva che del fallimento non c’era piú da aver paura. I creditori avevano preferito accomodarsi alla meglio, dinanzi a tante disgrazie. Ma, pagato che avesse tutto, lo zio si sarebbe trovato per la strada senza un soldo.
— E dopo che farete? — riprese lei cercando di giungere all’offerta che non osava dirgli.
— Non lo so! Qualcuno mi raccatterà.
Camminava ora dal salottino alle vetrine; e ogni volta dava un’occhiata triste alle mostre dimenticate. Non alzava nemmen piú gli occhi alla facciata trionfale del Paradiso, che a destra e sinistra si perdeva ai due capi della via. Non aveva nemmeno piú la forza di arrabbiarsi, nel suo annichilimento.
— State a sentire, zio, — disse alla fine Dionisia impacciata. — Forse ci sarebbe un posto per voi...
Si interruppe, e balbettò:
— Sí, vi devo offrire un posto d’ispettore.
— Dove?
— Dio mio! là di faccia... seimila franchi, e poco lavoro.
D’un tratto le s’era fermato davanti. Ma invece d’infuriarsi come lei aveva paura, diventava pallidissimo e soccombeva a una commozione dolorosa, amaramente rassegnato.
— Di faccia! Di faccia! — balbettò piú volte. — Tu vuoi che entri, io, di faccia?
Dionisia stessa era presa da quella commozio-
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