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il paradiso delle signore

na e miseria! E lei non poteva salvare nesssuno, e sentiva dentro sé che tutto ciò accadeva per il meglio: ci voleva quel mucchio di miserie per la salute di Parigi fiorente. Sul far del giorno, si calmò; e una tristezza rassegnata la teneva con gli occhi aperti, voltati verso la finestra, i cui vetri cominciavano a rischiararsi. Sí, ogni rivoluzione voleva i suoi martiri, né si va innanzi che sui morti. La paura d’esser un’anima malvagia, d’aver lavorato ad assassinare i fratelli, si perdeva ora in un’angosciosa pietà al cospetto di quei mali senza rimedio che sono il parto doloroso d’ogni generazione. Si mise allora a cercare tutti i conforti possibili; e, nella sua bontà, rifletté a lungo sul modo di salvare almeno i suoi dal crollo finale.

Il Mouret, intanto, le si drizzava davanti, con la testa piena di passione, con gli occhi pieni d’amore. Non le avrebbe, di sicuro, rifiutato nulla; era certa che avrebbe fatto per lei quanto piú avesse potuto. E il pensiero le si smarriva, cercando di giudicarlo. Conosceva la vita di lui, non ignorava come prima avesse tratto partito dall’amore, con lo sfruttare di continuo le donne; sapeva che s’era fatto delle amanti per riuscire piú presto, e s’era messo con la Desforges soltanto per aver dalla sua il barone Hartmann; sapeva tutte le altre sue avventure, le Clare trovate e lasciate, il piacere comprato, pagato, buttato da una parte. Ma quelle prove iniziali d’un avventuriero amoroso di cui il magazzino chiacchierava scherzando, si perdevano tutte nell’ingegno e nella grazia vittoriosa di lui. Egli era la seduzione in persona. Dionisia non gli avrebbe mai perdonata la menzogna d’un tempo, la freddezza d’amante sotto la commedia galante delle


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