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nulla; lui dice di sí, io di no; e dirò sempre di no, anche quando sarò fra quattr’assi come quella povera figliolina che va ora sotterra.

Quando arrivarono al Viale di Clichy, la catrozza si affrettò: si sentiva l’ansar della gente, la fretta incosciente del corteo che aveva furia di farla finita. Ciò che il Bourras non diceva chiaramente, era la miseria spaventosa in cui era caduto, stando per annegare e persistendo ancora sotto la grandine dei protesti. Dionisia, che sapeva tutto, ruppe alla fine il silenzio, e disse con voce di preghiera:

— Signor Bourras, non fate piú il cattivo... Lasciate fare a me; li accomoderò io i vostri affari.

La interruppe con un gesto furioso:

— Zitta voi! non son cose che vi riguardano... siete una buona ragazza, voi, e so che me lo fate ammattire quel tale che credeva di comprarvi come vorrebbe comprare la casa mia. Ma che direste voi se vi consigliassi di dire di sí? Mi direste: «Passa via!»... E cosí io! se io dico di no, non ci dovete ficcare il naso voi!

Ed essendosi la carrozza fermata alla porta del camposanto, scese con la ragazza. La tomba dei Baudu era nel primo viale a sinistra. In pochi minuti fu fatto tutto. Gianni aveva tirato da parte lo zio, che guardava la fossa con viso stupidito. Il corteo s’era sparso tra le tombe accanto; tutti i visi di quei commercianti, anemici in fondo ai loro pianterreni malsani, parevano visi malati sotto il cielo color fango. Quando la cassa calò giú lenta lenta, delle gote piene di pustole rosse impallidirono, dei nasi scarni si chinarono, delle palpebre, gialle di bile, rovinate dalle cifre, si voltarono da un’altra parte.


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