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E, senza pensarci, fece con gli occhi il giro del negozio, passando dai banchi vuoti agli scaffali pieni; poi si rimise a guardar la moglie che stava sempre alla cassa aspettando i clienti che non si facevan piú vedere.

— È bell’e finita! — riprese a dire. Ci hanno ammazzato il commercio, e una delle loro sgualdrine ci ammazza ora la figliuola.

Nessuno ebbe il cuore di dir piú nulla. Le carrozze che passavano parevano un rullo funebre, soffocato dalla volta bassa. E in mezzo a quella tristezza delle vecchie botteghe che van morendo, si sentirono colpi sordi da qualche parte della casa. Era Genovefla che s’era svegliata, e picchiava con un bastone che le avevan lasciato accanto, per chiamare.

— Lesti, lesti! — disse il Baudu riscotendosi subito. Cerca di ridere; bisogna che non si accorga di nulla.

1 Anche lui per la scala si fregava forte forte gli occhi per cancellare la traccia delle lacrime. Non appena ebbe aperto l’uscio, al primo piano, si sentí una voce debole che gridava e scongiurava:

— Non voglio restar sola... Oh! non mi lasciate sola... Quando son sola ho paura!

Poi, vista Dionisia, Genoveffa si calmò e sorrise contenta:

— Eccovi!... Come v’ho aspettato da ieri sera! Credevo che m’abbandonaste anche voi!

Faceva compassione. La camera della giovine, una camera stretta e rischiarata da luce livida, dava sulla corte. Da principio il babbo e la mamma avevano messa la malata nella camera loro, ma la vista del Paradiso di rimpetto la commoveva tanto che l’avevan dovuta riportare là.


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