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il paradiso delle signore

non sa quel che mi fa soffrire rimettendo sempre il nostro matrimonio... La mamma me l’ha domandato piú volte: mi vede andare a male, e ci sta male anche lei; non è mai stata un colosso nemmeno lei, e me lo dice spesso: «Figliuola mia, non t’ho fatta forte abbastanza». E poi come si può venir su bene in queste botteghe? Ma alla fine si deve accorgere che dimagro un po’ troppo!... Guardate che braccia! vi par possibile?

Riprese la boccia con la mano tremante. La cugina volle impedirle di bere.

— No, lasciatemi fare; ho troppa sete!

Si sentiva la voce del Baudu. Allora, cedendo a un impeto del cuore, Dionisia s’inginocchiò e strinse Genoveffa tra le sue braccia fraterne. Le dette baci, le giurò che tutto sarebbe andato a finir bene, che avrebbe sposato il Colomban, e sarebbe stata felice. A un tratto si alzò; lo zio la chiamava.

— C’è Gianni: vieni.

Era proprio Gianni, che tutto spaurito arrivava allora per desinare. Quando gli dissero che mancava poco alle otto, restò a bocca aperta. Non era possibile! usciva allora di bottega! Si misero tutti a ridere: doveva aver preso dal bosco di Vincennes! Ma subito che poté avvicinarsi alla sorella, le disse di nascosto:

— Ci ho una lavandaia, un amore... riportava la biancheria... Ho lí all’uscio un legno; l’ho preso a ore. Dammi cinque franchi.

Uscí, e tornò subito a desinare, perché la Baudu non volle in nessun modo che se n’andasse senza mangiare almeno una zuppettina.

— Genoveffa era venuta anche lei, col suo silenzio solito, e al solito se ne stava a sé. Il Colom-


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