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utto il quartiere non faceva che discorrere della grande strada, la quale doveva essere aperta tra la Borsa e il nuovo teatro dell’Opéra, col nome di Via Dieci Dicembre. I decreti d’espropriazione eran già pubblicati, e due schiere di demolitori buttavan giú dall’un capo e dall’altro, l’una i vecchi palazzi di Via Luigi il Grande, l’altra i muri leggieri del vecchio Vaudeville: si sentiva il rumor dei picconi sempre piú vicino; la Via Choiseul e quella della Michodière si appassionavano per le loro case condannate. Dentro quindici giorni, sventrate, dovevano lasciar libero il passo alla vita e al sole. Ma piú ancora il quartiere era commosso dai lavori che si facevano nel Paradiso delle signore. Correva la voce di altri ingrandimenti, di giganteschi magazzini che avrebbero preso le tre facciate di Via della Michodière, Via Nuova di Sant’Agostino e Via Monsigny. Il Mouret, dicevano, aveva trattato col barone Hartmann, presidente del Credito Fondiario, e avrebbe occupato tutto l’insieme delle case, salvo la futura facciata in Via Dieci Dicembre dove il barone voleva costruire un albergo che facesse concorrenza al Grand-Hôtel. Dappertutto il Paradiso ri-


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