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il paradiso delle signore

ogni ribasso che regalavano al pubblico. Le clienti, tutte contente di quel duello, commosse dai colpi furiosi che si scambiavano i due magazzini per far piacere a loro, se la ridevano. Alla fine il Mouret osò vendere a cinque franchi; tutti i suoi impiegati ebbero paura d’una siffatta sfida alla fortuna. Il Robineau, vinto, dové anch’egli fermarsi sui cinque franchi senza il coraggio di ribassare dell’altro. Dormivano, sul campo, l’uno di faccia all’altro, tra la strage delle merci loro.

Ma se l’onore era salvo, la sconfitta toccava al Robineau. Il Paradiso aveva capitali in cassa, ed una clientela che gli permetteva di guadagnare da una parte ciò che perdeva dall’altra, mentre il Robineau, sorretto dal Gaujean, senza altra vendita che quella della seta, scivolava ogni giorno piú sulla via del fallimento. Moriva per la sua temerità, per quanto la battaglia gli avesse portato una clientela numerosa. Uno dei suoi tormenti segreti era quello di vedere gli avventori tornare a poco a poco al Paradiso, dopo tanto danaro buttato via, dopo tanti sforzi fatti per chiamarli a sé.

Un giorno perse la pazienza. La De Boves era andata nel suo magazzino a vedere dei mantelli, perché alla specialità della seta egli aveva unito i vestiari bell’e fatti. La signora non si sapeva risolvere, lamentandosi della qualità delle stoffe. Finalmente disse:

— La loro «Parigi-Paradiso» è molto piú forte.

Il Robineau si frenava, e badava ad affermarle ch’ella era in errore; con la sua cortesia da negoziante, e tanto piú rispettosamente, quanto piú era sul punto di uscire dai gangheri.

— Ma guardate la seta di questa mantiglia!


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