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parte subito il giorno dopo, tagliuzzati con le forbici per via dei suoi piedi tutti patate? Le ragazze, del resto, non avevano piú giudizio dei commessi: anch’esse finivano tutto, fino all’ultimo soldo: due o trecento franchi se n’andavano in un mese, chicche su chicche e cenci su cenci.

— Ma se non ha che un braccio! — disse a un tratto il Baugé. — O come fa a suonare il corno?

Non aveva levati gli occhi d’addosso al Lhomme. Allora Paolina, che qualche volta si divertiva alle spalle della sua ingenuità, gli dette a intendere che il cassiere appoggiava lo strumento contro il muro; ed egli ci credé, e disse ch’era proprio una cosa ingegnosa. Quando poi, presa da rimorso, lei gli spiegò come il Lhomme si adattava al moncherino certe pinzette di cui si serviva come d’una mano, il Baugé crollò il capo pien di sospetto, e dichiarò che certe cose a lui non gliele davano a bere!

— Ma sai che sei un po’ troppo sciocco? — disse Paolina, alla fine, ridendo. — Non significa nulla, ti voglio bene lo stesso!

Il legno continuava ad andare; e arrivarono alla Stazione per Vincennes, proprio a tempo per un treno. Pagava il Baugé, ma Dionisia aveva fatto il patto che voleva contribuire lei per la sua parte; la sera si sarebbero fatti i conti. Salirono in seconda classe; dai vagoni usciva un allegro mormorio. A Nogent un corteo di nozze scese dal treno in mezzo a grandi risate. Finalmente arrivarono a Joinville, e andarono subito nell’isolotto a ordinare la colazione; poi rimasero lungo la riva sotto gli alti pioppi che costeggiano la Marna. L’ombra era fresca, un venticello spirava vividamente nel sole, e faceva


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