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— E la signora non desiderava vedere i nostri rasi, i nostri velluti? Abbiamo delle stoffe... una occasione straordinaria.

— Grazie, un’altra volta — rispose lei tranquillamente; non guardandolo piú che avesse guardato il Mignot.

L’Hutin dové pigliar le compre della Marty e avviarsi per condurre le signore alle «confezioni». Ma ebbe anche questo dolore: vide il Robineau vendere alla Boutarel parecchi metri di seta. Era finita per lui, non c’era piú da guadagnare quattro soldi. La sua rabbia d’uomo derubato, spolpato dagli altri, si faceva anche piú acre sotto quella cortesia di modi cui era costretto.

— Al primo piano, signore — disse senza smettere di sorridere.

Non era facile arrivare alla scala. Una marea di teste ondeggiava sotto le gallerie, e s’allargava quasi lago straripato, in mezzo alla sala grande. E ne saliva il frastuono d’una vera battaglia; gl’impiegati tenevano in loro balía quel popolo di donne che si passavano dall’uno all’altro gareggiando di sveltezza. Era venuta l’ora del moto terribile del pomeriggio, quando la macchina afferrava a tutta forza i clienti e traeva fuori il denaro dalla carne. Alle sete soprattutto pareva che spirasse un vento di pazzia; la «Parigi-Paradiso» richiamava una folla tale, che per qualche minuto l’Hutin non poté fare un passo; ed Enrichetta quasi soffocata, nell’alzar gli occhi, vide lassú sulla scala il Mouret che tornava sempre a quel posto donde mirava la propria vittoria.

Gli sorrise, sperando che sarebbe sceso a liberarla da quella stretta. Ma egli non la poteva


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