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il paradiso delle signore

naccione, in cui si palesava un tal quale brutale amor della donna, che non pareva desse noia ad Enrichetta.

— Guardate — mormorò il Favier mentte andava a prendere una scatola di velluti in uno scaffale dietro l’Hutin — ecco il Bouthemont che vi ruba la vostra signora.

L’Hutin aveva dimenticata la Desforges, perché una vecchia l’aveva fatto uscire dai gangheri col tenerlo lí un quarto d’ora per comprare un metro di raso nero per un corpetto. Quando c’era furia, non si teneva piú nessun conto dell’ordine scritto nella lavagna: ciascuno serviva quella cliente che poteva. E già l’Hutin rispondeva alla signora Boutarel, che consumava la giornata al Paradiso delle signore dove era già stata per tre ore nella mattinata, quando l’avviso datogli dal Favier lo scosse. Sta’ a vedere che perdeva anche la bella amante del padrone dalla quale aveva giurato di spillare cinque franchi! Sarebbe stata proprio una fortuna, perché ancora non aveva buscato tre franchi, con tutte quelle altre avaracce.

Il Bouthemont proprio in quel punto ripeteva con quanta voce aveva in gola:

— Presto! qualcuno qui!

Allora l’Hutin lasciò la Boutarel al Robineau che stava senza far nulla:

— Ecco, signora, rivolgetevi all’aiuto... Vi risponderà meglio di me.

E accorse facendosi dare le compre della Marty dal commesso delle lane che aveva accom pagnato le signore e che stava sempre aspettando. Quel giorno il suo eccitamento doveva trarlo in errore, sebbene fosse cosí accorto. Di solito gli bastava un’occhiata per sapere se una


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