Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/142


zola

mai meno. Il Robineau, anche lui, aveva rubata una cliente al Favier.

— Oh! con lui, o prima o poi faremo i conti! riprese l’Hutin che profittava delle piú piccole occasioni per metter su, contro l’uomo del quale voleva il posto, tutta la sezione. — O che i capi e gli aiuti debbono vendere? In parola d’onore, se mai diventassi io l’aiuto, vedreste come vi tratterei voialtri.

E tutta la sua personcina normanna, grassoccia ed amabile, si atteggiava a una facile bontà, energicamente. Il Favier non si poté trattenere dal gittargli un’occhiata di traverso; ma seppe serbare la sua calma da bilioso, e si contentò di rispondergli:

— Lo so, lo so... a me non parrebbe vero!

Poi, vedendo che veniva una signora, aggiunse a bassa voce:

— Attento! questa tocca a voi.

Era una signora col viso tutto chiazze rossastre, col cappello giallo e vestita di rosso. L’Hutin indovinò subito che non veniva con l’intenzione di comprare. Si abbassò di colpo dietro il banco, fingendo di riallacciarsi una scarpa: e nascosto a quel modo, mormorava:

Ah! questa no davvero! se la goda un altro... grazie tante!...

Il Robineau intanto chiamava:

— A chi tocca? all’Hutin?... dov’è l’Hutin?

E poiché lui non rispondeva, toccò all’impiegato, che era inscritto dopo, servire quella signora. Era proprio vero: la signora non voleva che certi campioni coi prezzi; eppure tenne lí l’impiegato più di venti minuti, facendogli mille domande. Ma l’aiuto aveva visto l’Hutin rialzarsi di dietro il banco; e quando arrivò un’al-


140