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(3758-3759) pensieri 155

usitato, ma non è il primitivo) ec., secondo la regola, fuor solamente ch’e’ son contratti da labi-bilis, nubi-bilis per effetto di pronunzia accelerata o confusa ec. o per evitare il cattivo suono ec. Vedi p. 3851. Or dunque da no nitum avremmo nibilis. Nobilis non può essere che da no-tum, gnobilis da no-tum o da gno-tum, ignobilis da no-tum o gno-tum o igno-tus o gnobilis o nobilis. Ovvero nobilis ec. sono contrazioni di noibilis come notum lo è di noĭtum. Vedi la p. 3832, fine.

Secondo queste osservazioni nobilis, gnobilis, ignobilis confermano l’esistenza di un verbo originario di nosco, al quale è chiaro ch’essi hanno attinenza; ma se venissero da nosco farebbero noscibilis ec. da noscitum, ed anche il Forcellini che certo non aveva osservata la formazione de’ verbali in bilis da’ supini in tum, pur vide che nobilis era quasi noscibilis (vedilo in  (3759) nobilis, principio, dove ha varii spropositi, secondo le nostre osservazioni). Né da noscibilis sarebbe stata punto naturale né latina la contrazione in nobilis-ignobilis ec. Vedi ignoscibilis, antica voce nel Forcellini, la quale conferma il supino noscitum, secondo le presenti osservazioni, e che da nosco si sarebbe fatto noscibilis, non nobilis, come anche da marcesco immarcescibilis, non immarcibilis ec. Vedi anche nel Forcellini noscibilis, agnoscibilis ec., irascibilis. Del resto nobilis, gnobilis ec. sono voci antichissime, onde ben poterono venire dall’antichissimo e poscia inusitato noo.


     Possibilis (e impossibilis, possibilitas ec.) dimostra possitus, e quindi il participio o supino situm di sum, confermando il detto da noi in proposito di sto, come potens dimostra il participio sens (pag. 3742-4).

Del resto noo, poo e simili andarono presto in disuso, probabilmente per il cattivo suono di quel doppio o l’un dietro l’altro, onde si preferí l’uso de’ verbi lor derivati, i quali restarono, e quasi o senza quasi nel senso degli originarii (massime nosco e compo-