Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/72

60 pensieri (2115-2116-2117)

credo non sostanzialmente, ma solo accidentalmente imperfetta l’opera di Dio, e composta non di elementi contraddittorii ma di qualità acquisite ripugnanti  (2116) alle naturali o di qualità naturali corrotte, ripugnanti fra loro, solo in quanto corrotte. Insomma, laddove essi vedevano un’immensa imperfezione nel sistema e nell’ordine primitivo dell’uomo, io la vedo in questo sistema, in quanto e perché s’è allontanato dal primitivo; e laddove essi venivano a porre l’uomo quasi fuori della natura, dove tutto è sí perfetto nel suo genere, io ve lo ripongo e dico ch’egli n’è fuori solamente perché ha abbandonato il suo essere primitivo ec. ec.

Ognun vede come quella opinione sia assurda e questa verissima e necessaria, mentre però tutte due derivano da una medesima osservazione di fatto, posta la quale a me pare impossibile il dedurne conseguenze diverse dalle mie e molto piú il dedurne delle contrarie.

Del resto, gli antichi e la massima parte de’ moderni (com’era naturalissimo) non hanno mai ben distinto quello ch’è ragione da quello ch’è natura, quello ch’è primitivo dal puramente acquisito, quelle qualità o disposizioni  (2117) che sono in istato naturale da quelle che piú non vi sono; hanno creduto mille volte, e credono tuttogiorno, la ragione natura, gli effetti di quella effetti di questa, essenza l’accidente, necessario il casuale, naturale ciò che la natura con mille ostacoli aveva impedito ec. ec. ec. Quindi non è maraviglia se caddero e cadono in quell’assurdissimo scambio che ho detto e se non possono conciliare le qualità naturali dell’uomo con se stesse (mentre fra queste pongono le artifiziali e le affatto contrarie alla natura e ne scartano le naturalissime), né possono combinare le parti del sistema umano, né conciliare la natura umana col sistema generale della natura e colle altre singole parti di esso (18 novembre 1821).