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(1691-1692) pensieri 313

o altro simile monosillabo sia la radice di caput, si conferma dal vedere che infatti la parte radicale e primitiva di questa voce non è se non cap, sola che risponda alla voce greca κεφαλὴ, cioè alla sua prima parte κεφ. (Il φ era anticamente un p, come altrove ho già detto o piuttosto non esisteva il φ, ma solo il π che si adoperava in suo luogo e poi aspirandosi si scriveva πη e quindi φ). (13 settembre 1821).


*   Voi altri riformatori dello spirito umano e dell’opera della natura, voi altri predicatori della ragione, provatevi un poco a  (1692) fare un romanzo, un poema ec., il cui protagonista si finga perfettissimo e straordinario in tutte le parti morali e dipendenti dall’uomo, e imperfetto o men che perfetto nelle parti fisiche, dove l’uomo non ha per se verun merito. Di che si parla in questo secolo sí spirituale, massime in letteratura che oramai par che sdegni tutto ciò che sa di corporeo, di che si parla, dico, ne’ poemi, ne’ romanzi, nelle opere tutte d’immaginazione e sentimento, fuorché di bellezza del corpo? Questa è la prima condizione in un personaggio che si vuol fare interessante.

La perfettibilità dell’uomo, come altrove ho detto, non ha che fare col corpo. E con tutto ciò la perfezione del corpo, che non dipende dagli uomini né è opera della ragione, si è la principal condizione che si ricerca in un eroe di poema ec. (o si dee supporre, perché ogni menoma imperfezione corporale suppostagli guasterebbe ogni effetto) e la piú efficace, supponendolo ancora perfetto nello spirito. Questa circostanza non si può tacere; quando anche si taccia, la supplirà il lettore; ma fare espressamente un protagonista brutto è lo stesso che rinunziare a qualsivoglia effetto (vedi ciò che dico in tal proposito dove parlo della compassione). Madama di Staël non era