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il francese e l’imparasse il fanciullo come lingua materna; e si verificherebbe il sogno di una lingua strettamente universale (8 maggio 1821).


*    In proposito di quello che ho detto altrove, che la lingua italiana non si è mai spogliata della facoltà di usare la sua ricchezza antica, e la francese all’opposto, vedi Andrés, Storia d’ogni letteratura, Venezia, Vitto, t. III, pag. 95, fine-99, principio, cioè parte I, c. 13 e t. IV, pag. 17, cioè parte II, introduzione (8 maggio 1821).


*    Alcuni scrittori greci degli ultimissimi tempi dell’impero greco furono anche superiori in eleganza a molti de’ tempi piú antichi ma corrotti, come gli scrittori latini del cinquecento in Italia superarono bene spesso gli antichi latini posteriori a Cicerone e a Virgilio. Dopo il secolo d’Augusto non è stato mai tempo in cui sí generalmente (come nel cinquecento) si scrivesse con coltura e con pulitezza la lingua de’ romani. Andrés, l. cit. qui sopra, pag. 96 (8 maggio 1821).  (1024)


*   Sebbene la lingua celtica fosse cosí bella ed atta alla letteratura e, per conseguenza, formata e stabilita e ferma (espressioni del Buommattei in simil senso), come si vede oggidí ne’ monumenti che ne avanzano e come ho detto p. 994, fine; sebben fosse cosí antica e radicata ec., nondimeno, laddove i greci, ancorché sudditi romani e vivendo in Roma o in Italia, scrivevano sempre in greco e non mai in latino, nessuno scrittor gallo, nelle medesime circostanze, scrisse mai, che si sappia, in lingua celtica, ma in latino (9 maggio 1821).


*    Da Demostene in poi la Grecia non ebbe altro scrittore che in ordine alla lingua e allo stile somi-