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(vedi Annali di scienze e lettere, Milano, gennaio 1811, n° 13, p. 54, fine-55), lingue cóltissime, benché sieno diversissime dalle nostrali; e cosí in tante altre. Né bisognano esempi e prove di fatto a chi sa che le dette e simili qualità derivano immancabilmente dalla natura, maestra e norma e signora e governatrice degli antichi e delle cose loro (2 maggio 1821).


*    Della lingua volgare latina antica vedi Andrés, Dell’origine d’ogni letteratura ec., parte I, c. 11, edizione veneta del Vitto, t. II, p. 256-257, nota (*). La qual nota è del Loschi. Che però egli s’inganni, lo mostrano le mie osservazioni sopra la lingua di Celso, scrittore non dell’antica e mal formata, ma della perfetta ed aurea latinità (4 maggio 1821).


*    Se i tedeschi oggidí hanno tanto a cuore e stimano cosí utile l’investigare e il conoscere fondatamente le origini della loro lingua, e se il Morofio (Polyhist., lib. IV, cap. 4) si lagnava che al suo tempo i suoi tedeschi fossero trascurati nello studiare le dette origini, Dolendum ec., vedi Andrés, luogo cit. qui sopra, p. 249, quanto piú dobbiamo noi italiani studiare e mettere a profitto la lingua latina (che sono le nostre origini), lingua cosí suscettibile di perfetta  (1011) cognizione, lingua cosí ricca, cosí cólta, cosí letterata ec. ec., lingua cosí copiosa di monumenti d’ogni genere e di tanto pregio; laddove, per lo contrario, la lingua teutonica originaria della tedesca (Andrès, ivi, p. 249, 251, 253, lin. 6, 14, 18, paragonando anche questi ultimi tre luoghi colla p. 266, lin. 9) è difficilissima a conoscere con certezza e impossibile a conoscere se non in piccola parte, è lingua illetterata ed incólta e scarsissima di monumenti, e quelli che ne restano sono per se stessi di nessun pregio (Andrés, 249-254). Aggiungete che l’esser la lingua latina universalmente conosciuta e stata in uso nel mondo, ed ancora in uso in pa-