Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/312

(960-961) pensieri 299

l’uomo, facendo conoscere come sotto tutti i riguardi ed in tutte le circostanze possibili della vita agisca quell’unico principio ch’è l’amor proprio e come tutti gli effetti della vita umana sieno proporzionati alla maggiore o minor forza, maggiore o minor debolezza e diversa direzione di quel solo movente, per quanto i detti effetti si presentino, a prima vista, come derivati da diverse cagioni (19 aprile 1819).  (961)


*   Alla p. 786. E prima della potenza ateniese e degl’incrementi di quella repubblica, essendo il dialetto ionico il piú copioso, come pare, di tutti gli altri nello stato d’allora, per lo molto commercio della nazione o nazioni e repubbliche che l’usavano, prevalse il dialetto ionico nella letteratura greca, usato da Omero, da Ecateo Milesio istorico antichissimo ed anteriore ad Erodoto che molto prese da lui, da Erodoto, da Ippocrate, da Democrito e da molti altri di gran fama. Cosí che Giordani crede (Biblioteca Italiana, vol. II, p. 20) che Empedocle, il quale parimente scrisse in quel dialetto, lasciasse di adoperare il dialetto (dorico) della sua patria e della sua scuola (Pitagorica), non perché fosse o piú difficile o meno gradito ai greci, ma perché vedesse piú frequentato fuori della Grecia l’ionico, al quale Omero, Erodoto e Ippocrate avevano acquistata piú universale celebrità. Di maniera che, ancor dopo prevaluto l’attico, si seguitò da alcuni a scrivere ionico, non come dialetto proprio, ma come vezzo e quasi in memoria della sua antica fama. Come fece Arriano, il quale continuò i sette libri della Impresa di Alessandro scritti in puro attico, colla storia indiana o libro delle cose indiane scritto in dialetto ionico per puro capriccio. Ora questo dialetto ionico tutti sanno qual sia presso Omero, cioè una mescolanza di tutti i dialetti e di voci estere solamente prevalendo lo ionico, ed Ermogene περὶ ἰδεῶν, lib. II, p. 513, notat Hecataeum Milesium a quo plurima accepit Hero-