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(952-953-954) pensieri 293

ché questo è il mezzo piú sicuro e piú breve di farlo corrompere e inaridire. Quella lingua che ha prodotta, e non solo prodotta, ma formata e cresciuta sí largamente la nostra, come si  (953) dovrà stimare che non possa nutrirla ed accrescerla, che non abbia piú niente che le convenga di ricavarne? Quel terreno che ha prodotto una pianta della sua propria sostanza e del proprio succo, e di piú l’ha allevata e condotta a perfettissima maturità e robustezza e vigore ec., come si dovrà credere e affermare che non sia adattato a nutrirla e crescerla mentre ella non è spiantata? che il di lui succo non sia conveniente, né vitale, né nutritivo, né sano a quella pianta, mentre il terreno abbia ancora succo e in abbondanza? Perché poi vorremmo spiantare la nostra lingua? Forse perch’ella non possa piú nutrirsi e le sue radici non le servano piú, e cosí venga ad inaridire? O forse per trapiantarla? E dove? in qual terreno migliore e piú appropriato di quello che l’ha prodotta e cresciuta a tanta grandezza, prosperità, floridezza ec.?

Osservo ancora che l’italiano è derivato dalla corruzione del latino, cosí che le parole e i modi della bassa latinità, se sono barbare rispetto al latino, nol sono all’italiano; e la bassa latinità è una fonte ricchissima e adattatissima anch’essa alla nostra lingua, ed io posso dirlo con fondamento per osservazione ed esperienza particolare che ne ho fatto e cura che ci ho posto. Quante parole infatti dell’ottima lingua italiana appartengono precisamente alla bassa latinità! Né bisogna discorrere pregiudicatamente e considerar come barbaro assoluto quello ch’è solo barbaro relativo. Per esempio,  (954) l’antica lingua persiana, cioè prima che fosse inondata da parole arabe per effetto della conquista della Persia fatta dai Califi e dagl’immediati successori di Maometto1, fu lingua purissima, fu scritta puris-

  1. Articolo del Monthly Magazine nello Spettatore di Milano, 15 ottobre 1816, quaderno 62, p. 78-79, intitolato Lingua Persiana. Parte Straniera.