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(948-949) pensieri 289

e parer d’assai. Allora l’amor di sistema, o finto o vero e derivante da persuasione, è dannosissimo al vero; perché i particolari si tirano per forza ad accomodarsi al sistema formato prima della considerazione di essi particolari, dalla quale il sistema dovea derivare ed a cui doveva esso accomodarsi. Allora le cose si travisano, i rapporti si sognano, si considerano i particolari in quell’aspetto solo che favorisce il sistema, insomma le cose servono al sistema e non il sistema alle cose, come dovrebb’essere. Ma che le cose servano ad un sistema e che la considerazione di esse conduca il filosofo e il pensatore ad un sistema (sia proprio, sia d’altri) è non solamente ragionevole e comune, ma indispensabile, naturale all’uomo, necessario; è inseparabile dalla filosofia; costituisce la sua natura ed il suo scopo; e concludo che non solamente non ci fu, ma non ci può esser filosofo né pensatore, per grande e spregiudicato ed amico del puro vero ch’ei possa essere, il quale non si formi o non segua un sistema (piú o meno vasto secondo la materia e secondo che l’ingegno del filosofo è sublime e secondo ch’é acuto e penetrante nella investigazione, speculazione e ritrovamento de’ rapporti) e ch’egli non sarebbe filosofo né pensatore, se questo non gli accadesse, ma si confonderebbe con chi non pensa e si contenta di non avere idea né concetto chiaro e stabile intorno a veruna cosa (i quali pure hanno sempre un sistema, piú o meno chiaro, anzi piú esteso e per loro piú persuasivo e piú chiaro e certo che non l’hanno i pensatori). Sia  (949) pure un sistema il quale consista nell’esclusione di tutti i sistemi, come quello di Pirrone e quello che fa quasi il carattere del nostro secolo (16 aprile 1821). Vedi p. 950, capoverso 2.


*   Dalla sciocca idea che si ha del bello assoluto deriva quella sciocchissima opinione che le cose utili non debbano esser belle, o possano non esser belle.