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392 pensieri (324-325-326)



*   A quello che ho detto poco sopra di Teofrasto(325) aggiungi i suoi Caratteri, dove, com’é noto, e forse superiormente a qualunque scrittore antico, massimamente greco e prosatore, si dimostra molto avanzato nella scienza del cuore umano. Ora chi conosce intimamente il cuore umano e il mondo, conosce la vanità delle illusioni e inclina alla malinconia, tanto piú che la base di questa scienza è la sensibilità e suscettibilità del proprio cuore, nel quale principalmente si esamina la natura dell’uomo e delle cose (vedi quello ch’io dirò in questi pensieri intorno al Massillon). Del rimanente, Teofrasto liberò due volte la sua patria dalla tirannide. Plutarco, Adversus Colotem in fine, p. 1126. Non se n’ha altra testimonianza che questa, come apparisce dal Fabricio.


*   Come i piú ardenti zelatori delle illusioni sono forse quelli che ne conoscono e sentono piú vivamente e universalmente la vanità, cosí i loro piú ardenti impugnatori son quelli che non la conoscono bene, o se la conoscono bene non la sentono intimamente e in tutta l’estensione della vita; cioè la conoscono in teoria, ma non in pratica. Tali sono gli spregiudicati e gl’intolleranti filosofici de’ nostri giorni. (326) Perché se la conoscessero e sentissero e ne comprendessero tutta l’immensa estensione, se ne spaventerebbero; la mancanza di esse illusioni torrebbe loro quasi il respiro; cercherebbero di rifugiarsi un’altra volta nel seno dell’ignoranza o dimenticanza del vero e del crudelissimo dubbio (dimenticanza che non gli alienerebbe, anzi li ricondurrebbe alla religione), di richiamar l’attività ec. Se non altro, non sarebbero cosí ardenti nel combattere le illusioni, non cercherebbero gloria nel dimostrar la vanità di tutte le glorie, non porrebbero molta importanza nel dimostrare e persuadere che nulla importa e per conseguenza neanche questa dimostrazione.