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320 pensieri (219-220)

sanno. Dall’eccesso al difetto ci corre un gran divario. Ed è contro natura che un uomo, quando si è abbandonato all’entusiasmo, ritorni in calma, appena incominciata l’agitazione. E non c’é cosa piú dispettosa che l’essere arrestato in un movimento vivo e intrapreso con tutte le forze dell’animo o del corpo. Leggendo i passi piú vivi di Bossuet, il passaggio istantaneo e l’alternativa continua e brusca del moto brevissimo e della quiete perfetta vi fa sudare e travagliare. Si accerti lo scrittore o l’oratore, che finattanto che non si stancano le sue forze naturali (non dico artifiziali, ma naturali) nemmeno il lettore o uditore si stanca. E fino a quel punto non tema di peccare in eccesso. Il quale anzi è forse meno penoso del difetto, in quanto il lettore sentendosi stanco lascia di seguir lo scrittore, e anche leggendo, riposa; ma, obbligato (220) a fermarsi prima del tempo, non può, come nell’altro caso, disubbidire allo scrittore, il quale per forza gli taglia le ali. Insomma, se l’eloquenza è composta di movimenti ed affetti della specie descritta e di freddezze e trivialità mortali nel resto, allora Bossuet sarà veramente eloquente in mezzo agli eleganti del suo secolo, come dice Voltaire (21 agosto 1820).


*   Si dice con ragione che al mondo si rappresenta una commedia dove tutti gli uomini fanno la loro parte. Ma non era cosí dell’uomo in natura, perché le sue operazioni non avevano in vista gli spettatori e i circostanti, ma erano reali e vere.


*   Della natura abbiamo tutto perduto fuorché i vizi. Veramente molti di questi non sono naturali, molti sono peggiorati e accresciuti, ma molti saranno ancora primitivi e in ogni modo non c’é vizio primitivo che non ci rimanga. E tanto piú malvagi quanto non